
17/11/10
Avvenire
«Ma Saviano sa fare televisione?». È il quesito che "Tv Sorrisi e canzoni" pone questa settimana a sette volti noti dei piccolo schermo, e tra una maggioranza di no e mah il sì della Berlinguer riassume bene la mentalità imperante: «A giudicare dagli ascolti, sicuramente sì». A questa stregua, anche il Grande Fratello è esempio di grande giornalismo. Dunque - parrebbe - lo share assolve ogni cosa e il numero di ascolti determina l’etica di ogni operazione televisiva (e non). Gli esempi si sprecano, ma il più recente, per restare in ambito eutanasico, è quello di una televisione come Telelombardia, diretta da Fabio Ravezzani, che, nella speranza di rialzare gli ascolti, la settimana scorsa ha lanciato una proposta choc: mandare in onda lo spot che pubblicizza l’eutanasia. Uno spot, tra l’altro, già respinto in Australia e poi in Canada dal garante per le Comunicazioni, per il suo contenuto. Creato in Australia per l’Associazione Exit (come dice il nome, specializzata nel promulgare la "buona uscita" dalla vita attraverso iniezioni letali), è stato ideato da un medico pro eutanasia (anche qui il nome, per uno scherzo del destino, evoca altri scenari, dato che si chiama Nitschke...), noto per altre iniziative come il kiteutanasia da vendersi per 35 sterline a chiunque, o il manuale del perfetto suicida. A presentare il progetto insieme al direttore Ravezzani c’erano Mina Welby e il radicale Marco Cappato. La parola va ora al Garante per le Comunicazioni italiano.
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