
12/05/10
Il Messaggero
«Peggio dell’indulto», aveva detto la settimana scorsa del ddl"svuotacarceri" il ministro dell’Interno Maroni. E ieri il provvedimento, destinato nelle intenzioni del governo ad attenuare, soprattutto in vista dell’estate, l’emergenza del sovraffollamento carcerario, è stato rivisto in commissione Giustizia della
Carnera, con il concorso del Guardasigilli Alfano, alla luce delle richieste leghiste. Che, questa volta, coincidevano con quelle di Di Pietro e, almeno in parte, anche con quelle del Pd. Nel mirino di Maroni e dei suoi occasionali alleati c’era, in particolare, la norma che, nel testo originario del ddl, disponeva
la possibilità per i detenuti di trascorrere gli ultimi 12 mesi di pena agli arresti domiciliari. La stessa norma, emendata dal sottosegretario alla Giustizia Caliendo, prevede ora che la concessione dei domiciliari non sia automatica, bensì decisa dal giudice di sorveglianza in base a una relazione della direzione del carcere sulla condotta dei detenuto.
Il magistrato dovrà decidere anche alla luce dell’idoneità del "domicilio" dell’imputato che, in caso di immigrati, non potrà comunque comportare la detenzione nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie). Dal benefici restano in ogni caso esclusi i condannati per i reati più gravi come mafia e terrorismo e i delinquenti abituali. La misura potrà essere negata anche «quando vi è la concreta possibilità di fuga del condannato» o quando si teme «possa commettere altri delitti». Un altro emendamento del rappresentante del governo aumenta di un terzo le pene per i reati non colposi commessi da chi è ai domiciliari, mentre un’ulteriore modifica al ddl dispone <l’adeguamento del corpo di polizia penitenziaria per fronteggiare l’emergenza in atto». Ma un’altra importante variazione all’originario testo del provvedimento ha visto lo stralcio degli articoli che riguardavano la "messa in prova" attraverso lavori socialmente utili per reati puniti con pena pecuniaria o con detenzione non superiore a tre anni. Anche questa decisione, a cui si è opposta solo la adicale Rita Bernardini, è stata sostenuta dalla Lega, il cui capogruppo in commissione Giustizia, Brigandi, ha affermato che <l’autostrada per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri non è l’affidamento in prova, ma l’accelerazione dei processi che - visti i 26 mila detenuti in attesa di giudizio - libererebbe un gran numero di innocenti». Soddisfazione è stata espressa sul provvedimento «migliorato dì molto» dal ministro Maroni, che ha precisato di aver espresso preoccupazioni non solo sue ma anche delle forze dell’ordine.
Di «un passo avanti» da parte del governo, che «non si è irrigidito ma ha tenuto conto del dibattito in Parlamento e delle nostre richieste», parla la responsabile del Pd in commissione Giustizia Donatella Ferranti, la quale «valuta positivamente il temperamento di automatismi eccessivi nella concessione degli arresti domiciliati» e l’esclusione della possibilità di detenere gli immigrati nei Cie. Anche il leader Idv Di Pietro trova «più corretta» la decisione di lasciare la scelta sui domiciliari al giudice, altrimenti «ci si sarebbe trovati di fronte a una nuova amnistia o a un nuovo indulto», Inoltre, sulla concessione dei domiciliari è assai probabile che nei prossimi giorni arrivi un emendamento destinato a limitare nel tempo la validità della norma che verrebbe traguardata alla realizzazione del piano per le nuove carceri che, secondo i progetti del governo, dovrebbe, entro la fine del 2012, garantire 21 mila nuovi posti negli istituti di pena, di cui 11 mila entro l’anno prossimo.
Differenziata l’accoglienza riservata alle restrizioni delle maglie del ddl svuota-carceri introdotte ieri dalla commissione Giustizia. Plaude l’Anm, che vede accolte le osservazioni formulate dai magistrati sulla detenzione domiciliare. Si dice invece delusa l’associazione "Antigone" che si batte per i diritti dei detenuti, perché ora il provvedimento «rischia di essere inutile non avendo alcun effetto deflattivo sull’affollamento delle carceri».
Carnera, con il concorso del Guardasigilli Alfano, alla luce delle richieste leghiste. Che, questa volta, coincidevano con quelle di Di Pietro e, almeno in parte, anche con quelle del Pd. Nel mirino di Maroni e dei suoi occasionali alleati c’era, in particolare, la norma che, nel testo originario del ddl, disponeva
la possibilità per i detenuti di trascorrere gli ultimi 12 mesi di pena agli arresti domiciliari. La stessa norma, emendata dal sottosegretario alla Giustizia Caliendo, prevede ora che la concessione dei domiciliari non sia automatica, bensì decisa dal giudice di sorveglianza in base a una relazione della direzione del carcere sulla condotta dei detenuto.
Il magistrato dovrà decidere anche alla luce dell’idoneità del "domicilio" dell’imputato che, in caso di immigrati, non potrà comunque comportare la detenzione nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie). Dal benefici restano in ogni caso esclusi i condannati per i reati più gravi come mafia e terrorismo e i delinquenti abituali. La misura potrà essere negata anche «quando vi è la concreta possibilità di fuga del condannato» o quando si teme «possa commettere altri delitti». Un altro emendamento del rappresentante del governo aumenta di un terzo le pene per i reati non colposi commessi da chi è ai domiciliari, mentre un’ulteriore modifica al ddl dispone <l’adeguamento del corpo di polizia penitenziaria per fronteggiare l’emergenza in atto». Ma un’altra importante variazione all’originario testo del provvedimento ha visto lo stralcio degli articoli che riguardavano la "messa in prova" attraverso lavori socialmente utili per reati puniti con pena pecuniaria o con detenzione non superiore a tre anni. Anche questa decisione, a cui si è opposta solo la adicale Rita Bernardini, è stata sostenuta dalla Lega, il cui capogruppo in commissione Giustizia, Brigandi, ha affermato che <l’autostrada per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri non è l’affidamento in prova, ma l’accelerazione dei processi che - visti i 26 mila detenuti in attesa di giudizio - libererebbe un gran numero di innocenti». Soddisfazione è stata espressa sul provvedimento «migliorato dì molto» dal ministro Maroni, che ha precisato di aver espresso preoccupazioni non solo sue ma anche delle forze dell’ordine.
Di «un passo avanti» da parte del governo, che «non si è irrigidito ma ha tenuto conto del dibattito in Parlamento e delle nostre richieste», parla la responsabile del Pd in commissione Giustizia Donatella Ferranti, la quale «valuta positivamente il temperamento di automatismi eccessivi nella concessione degli arresti domiciliati» e l’esclusione della possibilità di detenere gli immigrati nei Cie. Anche il leader Idv Di Pietro trova «più corretta» la decisione di lasciare la scelta sui domiciliari al giudice, altrimenti «ci si sarebbe trovati di fronte a una nuova amnistia o a un nuovo indulto», Inoltre, sulla concessione dei domiciliari è assai probabile che nei prossimi giorni arrivi un emendamento destinato a limitare nel tempo la validità della norma che verrebbe traguardata alla realizzazione del piano per le nuove carceri che, secondo i progetti del governo, dovrebbe, entro la fine del 2012, garantire 21 mila nuovi posti negli istituti di pena, di cui 11 mila entro l’anno prossimo.
Differenziata l’accoglienza riservata alle restrizioni delle maglie del ddl svuota-carceri introdotte ieri dalla commissione Giustizia. Plaude l’Anm, che vede accolte le osservazioni formulate dai magistrati sulla detenzione domiciliare. Si dice invece delusa l’associazione "Antigone" che si batte per i diritti dei detenuti, perché ora il provvedimento «rischia di essere inutile non avendo alcun effetto deflattivo sull’affollamento delle carceri».
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