
09/12/10
Il sole 24 ore
La stilettata, per la verità, la riserva al suo partito. «C’è un clima pesante in cui la gente non può nemmeno respirare». Ma il giudizio tranchant di Domenico Scilipoti, in quota Idv, fotografa bene l’aria che tira dalle parti di Montecitorio, dove la corsa ad accaparrarsi i voti degli indecisi è forsennata e il nome del ginecologo messinese è l’ultimo a essere finito nel pallottoliere.
Nella maggioranza il suo voto viene dato per acquisito, ma lui assicura che sfiducerà il governo e oggi ha convocato una conferenza stampa con i due ex Api, Bruno Cesario e Massimo Calearo. Vero è che nell’Idv già si pensa di metterlo alla porta. «Domani mattina (oggi per chi legge, ndr) la prima cosa che farò - annuncia il capogruppo alla Camera Massimo Donadi - sarà avviare la procedura per la sua espulsione dal gruppo e poi solleciterò il collegio dei probiviri per le decisioni conseguenti». Insomma, il divorzio è a un passo e Scilipoti, che confessa di pensare alle dimissioni, si dice «amareggiato e confuso. Che urgenza c’è – replica – di accelerare il percorso? Non mi aspettavo un accanimento del genere. Il mio orientamento è di votare contro il governo, ma certo una riflessione la debbo fare». Dunque, mani libere. Come quelle di Cesario e Calearo. Il primo ha ormai sciolto le riserve. «La mia posizione è chiara - spiega - ho già votato la fiducia l’ultima volta e ho sostenuto tutti i provvedimenti del governo». Il secondo scoprirà forse le carte oggi, ma anche lui viene stabilmente incluso nella conta pro-fiducia. Con i due ex rutelliani i numeri della maggioranza salirebbero così a 310, considerando anche il sì ormai certo del finiano Giampiero Catone, 311 se fosse imbarcato anche Scilipoti. Un risultato che però non impensierisce più di tanto l’altra sponda. «Seppure fosse - osserva il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino - diventa 316 a 311. Di Calearo già sapevamo».
Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Ma la situazione resta assai fluida e il pressing dei berlusconiani continua anche nei confronti dei liberaldemocratici che però serrano i ranghi. «I tre esponenti libdem voteranno compatti la sfiducia», si difende Italo Tanoni pronto «a mettere le mani sul fuoco» anche per Maurizio Grassano, considerato in bilico. Ad essere "attenzionati", poi, nella speranza di qualche defezione - che si coltiva anche rispetto alle tre deputate in dolce attesa, Giulia Bongiorno e Giulia Cosenza di Fli e la democratica Federica Mogherini - sono pure i cinque deputati dell’Mpa, mentre i sei radicali paiono usciti fuori dalle mira berlusconiane dopo il faccia a faccia tra il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, e Marco Pannella «L’incontro è andato bene - ragiona Rita Bernardini - e ha segnato un punto a favore del Pd».
Dalla pattuglia radicale non dovrebbero quindi arrivare aiutini al Cavaliere e ai suoi. Che marcano stretto anche i tre deputati delle minoranze linguistiche. La Svp, che dispone di due voti alla Camera, ha annunciato ieri l’astensione per bocca del suo leader, Luis Durnwalder, intervistato dal Corriere della sera. Mentre il valdostano Roberto Nicco ha già chiarito che voterà la sfiducia. Ma in casa del Pdl non si lascia nulla di intentato. «Ci sono contatti a livello territoriale spiega un berlusconiano doc - per provare a correggere il tiro». La speranza, si sa, è l’ultima a morire.
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