
Il ritorno di Berlusconi alla guida del suo partito (ammesso che l’avesse mai veramente lasciata) si vede anche dal nervoso alternarsi di annunci e smentite. Ieri è stata la volta del ritorno a Forza Italia, il nome e il simbolo delle prime vittorie del Cavaliere, il cui recupero era stato anticipato in un’intervista alla Bild.
Ma al di là del rinvio, in attesa di una discussione con il vertice del suo partito, o di una nuova rinuncia in nome dell’unità interna, la cancellazione del nome del Pdl, il Popolo della libertà fondato sul famoso predellino di Piazza San Babila (ma cresciuto in maniera opposta ai sogni del suo fondatore) e il recupero del vecchio marchio ha un preciso senso politico per il leader del centrodestra: liberarsi, nel modo più svelto possibile, degli ex-An che da tempo non sopporta più, non vuole più vedere in tv, e considera buoni solo a far perdere voti.
Un sondaggio Ipr diffuso dal Tg3 conferma questa tesi: mentre il Pdl è inchiodato al 18 per cento, esattamente allo stesso livello di Grillo, una Forza Italia rinnovata varrebbe anche il 22 per cento. Il valore della destra è considerato sull’ordine del 7 per cento, da cui va detratto il 2 di Fini. I colonnelli ex-An rimasti fedeli a Berlusconi, in altre parole, varrebbero più o meno il 5 per cento.
Per il momento Gasparri e La Russa sono corsi ai ripari ed hanno ottenuto un rinvio della sentenza capitale che incombe su di loro. L’ex-ministro dei giovani Giorgia Meloni, che sa di avere un posticino nel cuore del leader, ha messo le mani avanti: io in Forza Italia non ci vado. Ma si sa: quando il Cavaliere si mette una cosa in testa, è difficile fargli cambiare opinione.
L’idea di ripresentarsi con un partito totalmente rinnovato, e con una prima linea di giovani selezionati con i provini televisivi come ai vecchi tempi, frulla da troppo tempo nella testa di Silvio.
Dopo le esclusioni di Casini e Fini, licenziati perchè Berlusconi non sopportava di avere oppositori interni e non voleva per nessuna ragione legittimare il dissenso, quella che si annuncia è una separazione, per così dire, estetica.
L’ex-premier neo-candidato a Palazzo Chigi, infatti, da un punto di vista politico e di disciplina interna non avrebbe nulla da lamentarsi degli ex-An, che sono stati fin qui i suoi più rigidi pretoriani. Ma non riesce più a sopportarli alla vista. E per questo, solo per questo, ha deciso di liberarsene.
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