
La Corte di giustizia europea ha marcato un passo importante per la difesa umana fin dal concepimento.
È la stessa sentenza, infatti, ad affermare che embrione umano è “qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione”. Tra le molte reazioni ve ne sono alcune diametralmente opposte.
Secondo Marco Cappato e Filomena Gallo, dell'Associazione radicale Luca Coscioni, la sentenza cede “alle pressioni di alcune organizzazioni religiose”, ignora “i pareri del mondo scientifico” e limita le prospettive della ricerca.
Non la pensa così Greenpeace Italia, che fa proprie le posizioni della sezione tedesca dell' associazione ambientalista, promotrice del ricorso concluso con la vittoria. “La cellula non è un'invenzione, la vita non è proprietà privata - ci dice Federica Ferrario, responsabile campagna Ogni per Greenpeace Italia-. E' questo il principio che ha spinto Greenpeace a schierarsi contro la brevettabilità”.
L'associazione, prosegue Ferrano, ha avuto il sostegno del mondo ambientalista, sulle ragioni dell'ecologismo ha fondato il ricorso e non ha cercato sponde in nessun'altra area culturale. “Non ci poniamo il quesito se la vita umana vada difesa o meno dal concepimento, bensì il problema della ricerca sostenibile. È il brevetto che limita la ricerca, poiché la subordina a ragioni commerciali e impedisce la libera circolazione della conoscenza”.
Di fatto, il progresso scientifico diverrebbe un bene a disposizione di chi può permettersi di comprarlo, a tutela unicamente degli interessi delle case farmaceutiche.
Era stata prima di tutto Greenpeace International a salutare con piacere la notizia: “Impedendo la brevettabilità di embrioni umani, la Corte di giustizia ha agito a tutela della vita umana e contro gli interessi commerciali”, come si legge in un comunicato ufficiale nel quale si auspica che ora non vengano concessi brevetti per le cellule embrionali umane.
Secondo l' “European centre for law and justice”, che ha manifestato per la sentenza pari apprezzamento, una delle conseguenze della decisione della Corte sarà la promozione di campi di ricerca più etici, quali quello delle staminali adulte.
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