
Lo sbrego procedurale è forte e Napolitano (che ieri incontra gli studenti) vuole chiarimenti. Vuole soprattutto che si trovi una soluzione che consenta di firmare la legge. Se ne rende conto anche il governo. Lo sa bene Mariastella Gelmini che in consiglio dei ministri propone di ovviare all’errore con una modifica da inserire nel decreto "Milleproroghe". Una via non praticabile immediatamente, dal momento che una legge deve essere stata approvata prima di procedere a un lifting. Pdl-Lega e il governo studiano ogni possibilità per tirarsi fuori dal pantano. Ci sarebbe in realtà una strada maestra: semplicemente un emendamento che corregga l’errore, ripristini la coerenza normativa, rimandando il ddl alla Camera. Una "navetta" indispensabile. Lo chiedono con insistenza Democratici e dipietristi. Nella lunga conferenza mattutina dei capigruppo si affronta la questione. «È questa la strada corretta e lineare», insiste Anna Finocchiaro. Ma c’è un "no" insormontabile: Berlusconi non vuole finire nella trincea di Montecitorio. Lì, in balia dei finiani, ogni Caporetto è possibile, e ogni occasione di una Caporetto va accuratamente evitata. Il Cavaliere non si fida di Fini.
Crescono le quotazioni di un’altra soluzione. Un decreto che corregga il "pasticciaccio" dell’università. Idea percorribile ma che non toglie dall’imbarazzo il presidente della Repubblica che si troverebbe comunque a promulgare un testo con tanto di sbaglio. Contatti. Colloqui. Uno spiraglio compare, però tramonta subito. È quello di una nota della Camera che ammetta «l’errore materiale», di avere cioè sbagliato nella trascrizione del numero di un comma da cui discende il pasticcio. Il mea culpa di Montecitorio dovrebbe dire: «Scusateci, il testo è stato stravolto dall’errore di trascrizione...». Non se ne fa nulla. Sarebbe una anomalia regolamentare e poi, chi va da Gianfranco Fini con il cappello in mano a chiedere collaborazione politica? Anzi, Giampiero D’Alia, il capogruppo dell’Udc, in conferenza dei capigruppo, apre a un ordine del giorno che richiami l’errore materiale. Emma Bonino la leader radicale e vice p residente del Senato, è anche lei per una soluzione che eviti l’imbarazzo di Napolitano.
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