
31/03/11
Il sole 24 ore
La crisi lo ha mostrato nel modo più doloroso: il settore finanziario, e quello bancario in particolare, era malato e lo è ancora. La Banca dei regolamenti internazionali, a lungo inascoltata, ha fatto breccia nelle menti degli investitori, i quali adesso sanno che la finanza è prociclica e occorre tenerne conto. Gli italiani ne sono consapevoli. Il governatore Draghi e il ministro Tremonti, come ha ricordato la Lex column del Financial Times di ieri, hanno lanciato da tempo l'allarme: le banche italiane sono sottocapitalizzate. Non tanto forse da un punto di vista formale - diversi istituti di credito hanno i requisiti patrimoniali "a posto" - ma da quello sostanziale. Un po' dì prudenza in più non farebbe male.
Ma i britannici farebbero bene a tacere. Il quotidiano di Londra ci ricorda con sussiego che il ratio del 7% previsto da Basilea 3 «è un minimo e non un obiettivo». Il mondo è ancora ferito per i disastri causati, cadendo proprio sul punto della solidità sostanziale e non formale, da un settore finanziario anglosassone moderno, ma anche molto distorto. Lehman? Northern RockBank? Do you remember? E se il nostro «sistema», come lo chiama in italiano l'Ft, ha un problema di corporate governance, quello anglosassone, con i suoi problemi di agency, non è da meno. Da italiani, potremmo rispondere facilmente: da che pulpito viene la predica.
© 2011 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati