
Condoni, ce ne hanno somministrati di ogni tipo. Fiscali, previdenziali, edilizi. E poi per i lavoratori in nero, gli automobilisti multati, i deltaplanisti senza licenza Ma un condono preventivo non si era
ancora visto. Per colmare questa grave lacuna Lega Nord e Pdl hanno presentato un emendamento a quel decreto milleproroghe che il Senato sta in questi giorni rimpinzando di norme e cavilli.
Grazie al quale la tradizionale sanatoria per chi affigge manifesti elettorali abusivi (l`ultima era stata approvata giusto l`anno scorso) viene estesa al 31 maggio 2010. Ciò significa che i partiti avranno altri quattro mesi di tempo per devastare i muri delle città durante e dopo la campagna elettorale per le regionali, avendo fin da ora la garanzia dell`impunità. Il primo giugno basterà che ciascun partito paghi mille euro per ogni provincia dove ha attaccato manifesti abusivi e la faccenda non se
la ricorderà più nessuno. Tranne forse i cittadini, che avranno i muri delle loro case imbrattati, e i Comuni, che dovranno rinunciare a un bel po` di soldi.
«Abbiamo stimato che ad ogni elezione di carattere nazionale, tra sanzioni per manifesti abusivi e spese di defissione le amministrazioni comunali ci rimettono da 8o a loo milioni. Il condono reca danni enormi ai Comuni, i quali hanno già messo in bilancio le sanzioni dopo aver comunque speso
milioni per staccare i manifeste, dice il segretario radicale Mario Staderini che ha violentemente contestato la cosa. «Noi radicali da anni rinunciamo ai manifesti e presentiamo esposti in
procura mentre le istituzioni si girano dall`altra parte. I manifesti abusivi non sono solo un gesto di inciviltà, sono un crimine, un danno alla democrazia e ai diritti dei cittadini di conoscere le
diverse proposte politiche», insiste. Se i conti del segretario radicale fossero esatti e considerando che le sanatorie vanno avanti da quindici anni, i partiti si sarebbero «autocondonati» almeno
un miliardo di euro. Ma in teoria potrebbe essere anche di più. Il fatto è che nessuno sa con precisione a quanti soldi gli enti locali hanno dovuto rinunciare, come ha ammesso qualche
settimana fa il sottosegretario all`Economia Daniele Molgora, presidente leghista della Provincia
di Brescia, rispondendo a una interrogazione di Rita Bernardini e altri radicali: «Risulta impossibile, sulla base dei dati che gli enti locali e i soggetti affidatari comunicano, determinare il minor introito derivante dalla definizione delle violazioni in materia di affissioni di manifesti politici».
La verità è pure che i Comuni di multe ne fanno sempre di meno, sapendo che tanto sono destinate a essere condonate. Fatica sprecata. Le affissioni abusive dei manifesti elettorali vennero vietate negli anni Sessanta, per frenare il dilagare di una pratica che a ogni elezione deturpava le città. Allora era un reato penale, che venne declassato nel 1994 a sanzione amministrativa. Poi più nemmeno quella. La prima sanatoria porta la data del 1996 e fu varata con una maggioranza di centrosinistra,
senza che l`opposizione si mettesse di traverso. Un milione di lire per ogni Comune imbrattato e passava la paura. Cinque anni dopo, nel dicembre 2001, un altro condono: questa volta con il
centrodestra al governo. Poi un altro ancora, nel 2005: Zoo euro l`anno per ogni Provincia. Quindi un sussulto nel 2007, con l`introduzione del principio di far pagare le spese del distacco
dei manifesti a chi li aveva attaccati. Principio cancellato però con la nuova sanatoria del 2008. Fino all`ultimo condono preventivo. Sul quale, radicali a parte, hanno tutti chiuso un occhio.
Anche a sinistra Prima dell`emendamento incriminato ne era arrivato uno, con date differenti,
firmato da due senatori: uno del Popolo della libertà e uno del Partito democratico. Ritirato dopo che la commissione aveva approvato l`altro.
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