
La campagna di Nicola Zingaretti muove da un presupposto: segnare la totale discontinuità con l’esperienza della giunta Polverini. Anzi, totale discontinuità con il consiglio regionale. Per questo il candidato-governatore ha chiesto erga omnes rinnovamento delle liste al cento per cento. Senza deroghe. È stato grazie a questa rigidità che Zingaretti ha ottenuto dal suo partito, il Pd, che in lista non camparisse alcun nome di consiglieri uscenti, in una regione come il Lazio passata alla storia recentissima come ricettacolo di malaffare, frodi, giri di denaro, pranzi, cene e regalìe.
La legislatura di Fiorito. E di balli in maschera che di verdiano avevano assai poco e molto di basso impero. Di una presidente screditata e istituzionalmente discutibile, e assai. Mentre s’affaccia uno Storace pronto a mordere i polpacci, sospinto dal Cavaliere. Zingaretti ha dunque bisogno di aprire le finestre per far uscire i miasmi del pantano in cui hanno galleggiato– beninteso – compiacenze e toccatine di gomito che hanno coinvolto anche l’opposizione. E non è colpa sua se le primarie hanno fornito a diversi ex consiglieri del Lazio il lasciapassare per il parlamento.
Nel repulisti generale però sono rimasti impigliati anche i due consiglieri radicali, Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, non solo non toccati dallo scandaloso vortice di denari ma anzi protagonisti nella sua opera di denuncia, messi anche loro fuori dai candidabili, con la conseguenza dello spargimento di qualche altro litro di benzina sul fuoco dei già pessimi rapporti fra Pd e Radicali (ma Anna Finocchiaro ieri ha lanciato segnali distensivi sull’amnistia).
Il candidato-governatore ha detto: «Cambiamo tutto e tutti ci aiutino a farlo. Conviene a tutti», che non pare un’apertura ma nemmeno una risposta polemica alle violente parole di Pannella del giorno prima. Però l’impressione, anche se per la chiusura delle liste regionali mancano ancora circa due settimane, è che ormai la partita sia chiusa. Lo conferma a Europa proprio il radicale Berardo: «Secondo me la situazione non si sblocca. La verità è che Zingaretti ha subito un veto da parte degli ex consiglieri del Pd che hanno detto: se stiamo fuori noi, allora anche i radicali. Così oltre al danno noi subiamo anche la beffa».
Per la Pisana correrà dunque la lista Amnistia, giustizia, libertà, con Pannella e Bonino accanto ai due ex consiglieri radicali travolti dall’inevitabile repulisti zingarettiano.
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