
03/08/10
Il Riformista
«I magistrati e tutte le istituzioni devono contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare le persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese alla strage di Bologna». Nel trentennale del più grave atto di terrorismo della storia dell'Italia repubblicana, Giorgio Napolitano rimarca la necessità di fare piena luce sui mandanti dell'attentato alla stazione, 85 morti e 200 feriti per i quali ancora oggi si reclama verità e giustizia. Il messaggio del presidente della Repubblica è stato letto ieri mattina nel corso della commemorazione della strage, a cui, per la prima volta, non ha partecipato alcun rappresentante del Governo in carica. «È un rito che per troppi non è un momento di ricordo e commemorazione. Bene ha fatto il Governo a non andare», sentenzia il sottosegretario Carlo Giovanardi ricordando i fischi e le contestazioni che, da Craxi e Cossiga in poi, la piazza ha ogni anno riservato ai rappresentanti dell'Esecutivo presenti alle commemorazioni. «I politici sono stanchi di vedere cittadini scendere in piazza a chiedere verità e giustizia», scuote la testa Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione delle vittime. Senza ministri e senza fischi, stavolta solo applausi si sono levati dalla affollatissima piazza della stazione quando dal palco si invocava una verità troppo a lungo rimandata. Lo hanno fatto in tanti, anche i presidenti di Camera e Senato in un comunicato stampa. «Accertare la verità dei fatti e individuare i responsabili di quel drammatico e atroce attentato deve continuare ad essere una priorità», scrive Renato Schifani. «Serve fare piena luce su una trama terroristica che ha tentato di scardinare il nostro sistema democratico», aggiunge Gianfranco Fini. Il 2 agosto di trent'anni fa, ricorda il presidente Napolitano, «la vita di inermi cittadini fu spezzata dalla violenza di ciechi disegni terroristici ed eversivi. La definizione delle loro matrici così come la individuazione dei loro ispiratori hanno dato luogo a una tormentata vicenda di investigazione e processi non ancora esaurita». Per questo serve un ulteriore impegno per la ricerca della verità, reputa il Capo dello Stato. Le sentenze giudiziarie sugli esecutori materiali della strage, i neofascisti dei Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, non raccontano tutto: ancora si indaga sui depistaggi messi in atto e si cercano i mandanti della strategia del terrore che ha piegato l'Italia negli anni di piombo. Ma c'è pessimismo a Bologna. «La pista internazionale messa a disposizione dalla commissione Mitrokhin subirà lo stesso misero esito delle precedenti piste», è la previsione dei familiari delle vittime. Per questo l'associazione sprona i magistrati, chiedendo di indagare anche sull'estremista di destra Gennaro Mokbel, «indicato come responsabile del riciclaggio di ingentissimi capitali illegali e legato alla 'Ndrangheta e alla banda della Magliana, con infiltrazioni nella massoneria e nelle forze dell'ordine». Bolognesi spiega che ci sono «decine e decine» di telefonate intercettate tra Mokbel, sua moglie e Mambro e Fioravanti che «emergono come veri e propri consulenti politici». Tra qualche mese l'associazione consegnerà alla Procura di Bologna un vero e proprio dossier sul tema. Intanto, Valerio Fioravanti oggi cittadino libero - annuncia di voler incontrare i familiari delle 33 vittime delle azioni terroristiche dei Nar, ribadendo ancora una volta la sua innocenza sulla strage della stazione. Per lui, la Mambro e Ciavardini, mentre si commemora il 2 agosto arrivano solo parole dure: «hanno scontato condanne pagate a prezzi di saldo: non esiste detenuto in Italia che abbia goduto di maggiori benefici», ricorda Paolo Bolognesi. E ancora: «Abbiamo appreso con sconcerto la disinvoltura e la noncuranza dell'etica politica con cui Emma Bonino ha avuto come consulenti nel comitato elettorale Mambro e Fioravanti».
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