
La normativa approvata ieri consentirà anche alle banche italiane di poter accedere alla garanzia pubblica nazionale sui propri titoli di breve e medio termine in modo da poter far fronte al meglio a contingenti problemi di funding e in modo da poter scongiurare un effetto credit crunch sull'economia. In un'intervista a il Sole 24 Ore, Andrea Enria il presidente dell'Eba, la European banking authority, ha spiegato chiaramente qual è filato debole di questa impostazione, che è il frutto di una decisione del Consiglio europeo del 26 ottobre scorso, lasciando intendere che nella prossima riunione europea del 9 dicembre sarebbe opportuna una riflessione supplementare sul tema: già nell'agosto scorso, ha detto Enria, avevamo raccomandato di offrire garanzie pubbliche europee alle emissioni obbligazionarie delle banche, con l'obiettivo di spezzare la dipendenza delle banche dal merito di credito del loro Stato nazionale. Invece, su questo terreno la risposta europea è mancata ed è prevalsa la scelta di concedere alle banche solo garanzie nazionali. Pertanto, le banche italiane potranno disporre di una garanzia dello stato italiano che in questo momento, per via dei declassamenti subiti, sul mercato vale di meno. Ma in ogni caso, per l'operatività delle aziende di credito i vantaggi ci saranno, se non altro perché vi sarà la possibilità di aumentare la quantità di collaterale che le banche potranno presentare alla Bce per ottenere finanziamenti di breve termine.
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