
09/09/10
Corriere della Sera
Gli industriali non vogliono che si corra verso le elezioni lasciando il Paese al buio, senza un governo stabile. Questa è la linea del presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che l'ha ribadita a Milano, alla presentazione del salone italiano del Tessile, molte ore prima dell'annuncio del presidente del Consiglio sul «dovere di governare» che non può essere eluso. «Secondo noi non si deve andare a votare», ha scandito le parole Emma Marcegaglia davanti ai cronisti. E ha esortato la maggioranza «a superare le beghe interne agendo per il bene del Paese» perché le fughe in avanti senza reti di protezione provocherebbero seri danni all'economia: «Questo governo ha avuto per tre volte, nel 2008, nel 2009 e nel 2010 il voto della maggioranza degli italiani». Per questo, ha insistito il numero uno di viale dell'Astronomia, «non è accettabile che per motivi interni di leadership e di attacchi personali non si governi e non si faccia tutto quello che è necessario».
Più chiara di così Emma Marcegaglia non poteva essere. Mala richiesta di governare, magari fino al termine della legislatura, significa anche risolvere al più presto una questione delicata rimasta in sospeso: la nomina del nuovo ministro per lo Sviluppo economico. Ma «ieri (martedì, ndr) durante il Consiglio dei ministri non lo si è fatto». Per questo, ha annunciato Emma Marcegaglia, «avanziamo una richiesta formale che entro pochi giorni si provveda alla nomina». «Elezioni subito, un'avventura da brividi per la politica e la società perché il Paese si aspetta altro dal suo governo»: così anche Famiglia cristiana, con un editoriale dedicato al discorso di Mirabello pronunciato da Gianfranco Fini, si mette di traverso rispetto a chi vorrebbe finire dopo due anni la legislatura. E tanto per citare un dato, il settimanale dei paolini ricorda che ci sono «zoo mila precari della scuola che quest'anno non avranno nessuna cattedra disponibile».
Su questa scia si inserisce anche «Avvenire», il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, che ospita pareri di alcuni costituzionalisti - tra i quali Piero Alberto Capotosti - secondo i quali con la richiesta di dimissioni di Fini suggerita dalla Lega «si cercano pretesti per le elezioni». Prima che si concludesse l'ufficio di presidenza del Pdl con la frenata di Berlusconi sulle elezioni - anche i Radicali italiani avevano ribadito il loro no al ricorso alle urne: «Sarebbero un salto nel buio antidemocratico», ha detto il segretario Mario Staderini. Che ha aggiunto: «Ancora una volta i grandi temi dell'economia, dei lavoro, della giustizia, del dissesto idrogeologico resterebbero fuori dall'agenda politica».
© 2010 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati