
Niente più scatti rubati con il teleobiettivo, basta bigliettini «intercettati» sui banchi dei deputati o addirittura del governo. I fotografi che lavorano a Montecitorio dovranno costituire un'Associazione dei fotografi parlamentari, che adotti un codice di autoregolamentazione concordato con la Camera che comprenda regole comportamentali per la tutela della privacy dei soggetti ripresi e la riservatezza delle comunicazioni tra parlamentari e membri del governo: è quanto ha deciso l'Ufficio di presidenza di Montecitorio con una delibera a maggioranza, con l'astensione di Pdl e Lega.
I fotografi accreditati dovranno assumere l'impegno «a non utilizzare gli strumenti di ripresa fotografica o visiva per cogliere gli atti o i comportamenti dei deputati e dei membri del governo presenti nell'aula, normalmente non rilevabili se non tramite l'utilizzo di particolari strumenti tecnologici, ove, non risultando essenziali per l'informazione sullo svolgimento dei lavori parlamentari si risolvano in un trattamento di dati personali non consentito con conseguente violazione della privacy». Chi non manterrà fede a questo impegno verrà cancellato dall'associazione e si vedrà ritirato l'accredito di Montecitorio. Il presidente Gianfranco Fini , che ha mediato tra la linea dura e le ragioni dei fotoreporter, ha definito «particolarmente equilibrata» la proposta di regolamentazione: «Intercettare le comunicazioni in qualsiasi modo non può essere permesso».
© 2011 Il Messaggero. Tutti i diritti riservati