
Flop e satira
La destra assomiglia sempre di più a uno spezzatino. Tanto che perfino su Fini Libero e Giornale si dividono. «Ci siamo distratti un attimo e abbiamo perso di vista Gianfranco Fini. Non lo troviamo più. Scomparso - scrive Maurizio Belpietro -. A parte qualche foto balneare, che lo ritrae impegnato a galleggiare su un pedalò, di lui si è persa traccia. Che sia andato a nascondersi? È probabile. D'altronde uno che ha dominato la scena per oltre un anno, menando fendenti a una maggioranza di cui era una colonna portante; che ha fatto il diavolo a quattro per trafiggere il premier con un'arma notoriamente più acuminata della spada, la lingua; che ha mobilitato i media nazionali perché seguissero e riportassero le sue battaglie contro l'odiato Silvio Berlusconi; che ha addirittura fondato un nuovo soggetto politico, il Fli, nella certezza di creare una alternativa (ben considerata dalla opposizione) di destra al Pdl; insomma, uno che pareva dovesse spaccare il mondo e che, poi, alla prova dei fatti, cioè alla prima consultazione elettorale, ottiene l'uno virgola dei voti, non ha scelta: sparire dalla circolazione per evitare di essere sepolto dalle pernacchie». Insomma, «dal Fli al flop», tanto che «Fini è scappato». Arrischiarsi a scrivere di flop a destra di questi tempi è impresa coraggiosa, al limite del temerario.
L'ultimo tradimento
Non concorda con il quotidiano della coppia Feltri&Belpietro, il Giornale. Salvatore Tramontano, sulla prima pagina del quotidiano di famiglia, si sofferma su quello che definisce «l'ultimo tradimento del compagno Fini». Che, alla luce dell'articolo, non sembra proprio «andato a nascondersi». «Il Fli sta con De Magistris e Pisapia. A questo punto non c'è davvero altro da dire. Non c'è più destra. Non c'è terzo polo. Non c'è centro. Non c'è neppure l'ombra di quella neutralità istituzionale da presidente della camera. L'ex cofondatore del Pdl ha gettato la maschera. Il suo progetto politico non solo è lontano da Berlusconi, ma non assomiglia neppure a quello di Casini. I finiani sono l'ala estrema dello schieramento. Stanno con le ali di Vendola e Di Pietro. Sono rabbia, livore, vendetta, frustrazione, malpancismo, esasperazione». Alt. Tramontano con quest'ultima frase o segna un clamoroso autogol o sceglie la via della satira politica.
Il sole delle Alpi
Mentre in Italia quel che resta del governo e quel che resta della maggioranza, cerca in ogni modo di impedire la consultazione popolare sul nucleare, Roberto Giovannini sulla Stampa segnala «una giornata storica» appena al di là delle Alpi. «Il consiglio federale elvetico - il governo svizzero - ha deciso l'abbandono graduale del nucleare». E così le 5 centrali attualmente operative (che generano il 40% del fabbisogno di energia elettrica) verranno decommissionate al termine della loro vita operativa. «La prima verrà chiusa nel 2019; l'ultima cesserà le operazioni nel lontano 2034». Queste alcune delle motivazioni. «L'abbandono del nucleare sarà una scelta giusta a lungo termine - ha detto la consigliera federale Doris Leuthard, democristiana, responsabile dell'ambiente -, anche da un punto di vista economico. Il nucleare sta perdendo a poco a poco i vantaggi comparativi, energia meno cara e assenza di produzione di CO2». Addio atomo, rotta verso «più risparmio energetico e il potenziamento dell'energia idroelettrica e delle nuove energie rinnovabili». Forse è questo il vero sole delle Alpi...
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