
Questa non sarà una buona notte per il partito socialista», dieci minuti dopo le otto, quando si sono appena chiusi i seggi delle elezioni municipali e regionali in tutta la Spagna, Elena Valenciano, la portavoce del Psoe, aveva già ammesso la sconfitta.
Una débacle che i primi exit poll disegnano abbastanza netta almeno in termini generali anche se in alcune città e regioni la battaglia resta aperta. Quel che sembra certo è il risultato di Barcellona dove per la prima volta in 32 anni i socialisti perderanno la guida del Comune a favore del partito nazionalista catalano (CyU). Mentre i popolari, il centro destra spagnolo, aumentano largamente i suffragi e consolidano tutte le regioni dove già governavano.
Da calle Ferraz a Madrid, sede del partito socialista, il messaggio è chiaro senza ipocrisie: «Il risultato di questo voto è la conseguenza di un malessere sociale ampio e legittimo per la crisi economica». Mentre gli indignados riuniti alla Puerta del Sol decidevano di occupare la piazza per un'altra settimana, gli exit poll confermavano che il Partito popolare governerà per altri quattro anni la capitale e la regione di Madrid grazie al successo del sindaco uscente e della "governatrice" Esperanza Aguirre.
I ragazzi di Puerta del Sol evitano commenti sul voto: «Protestiamo per una democrazia più partecipativa». Ieri erano chiamati alle urne 35 milioni di elettori per rinnovare più di ottomila amministrazioni comunali e i governi di 13 regioni (tutte tranne le autonomie storiche come il Paese Basco e la Catalogna).
Battuto due volte da Zapatero nelle elezioni politiche del 2004 e del 2008, Mariano Rajoy, il leader del centro destra che ha sostituito l'ultimo cavallo vincente dei conservatori, José Maria Aznar, cerca in questo voto amministrativo e regionale il trampolino di lancio per conquistare la Moncloa (la casa del premier) nel marzo del prossimo anno. Per la verità Rajoy ha anche un piano B, molto più ambizioso: anticipare ad ottobre il voto parlamentare e disarcionare Zapatero con sei mesi d'anticipo. In Spagna le elezioni municipali e regionali, che si tengono circa un anno prima delle politiche, hanno sempre l'effetto di primarie: chi le vince mette l'ipoteca anche sul nuovo Parlamento. Successe ai socialisti nel 2003, quando dopo quasi un decennio di sconfitte, riconquistarono prima città e regioni, e l'anno successivo il governo nazionale che tuttora conservano.
Sull'onda dei sondaggi che negli ultimi mesi hanno visto crollare la popolarità di Josè Luis Rodriguez Zapatero, Mariano Rajoy punta a fare lo stesso. Le chiavi della svolta, ma bisognerà attendere i risultati finali, sono due regioni governate dal Psoe, Castilla-la Mancha ed Extremadura, e alcune città, la prima fra tutte Barcellona dove, per la prima volta in 32 anni, i socialisti, secondo gli exit poll, perdono la guida del Comune a favore dei nazionalisti di destra di Convergencia y Uniò. Ma a rischio ci sono anche altri feudi storici come il Comune di Siviglia.
Le difficoltà del leader socialista Zapatero, che ha già detto che non si ricandiderà alle elezioni generali, sono tali che alcuni candidati del Psoe hanno provato ad allontanarsi, evitando di apparire insieme a lui sui manifesti o di invitarlo ai comizi della campagna elettorale. In tutto il Paese, i socialisti sono al bordo di un precipizio ma dall'ampiezza della sconfitta dipenderanno molte cose. Se i risultati confermeranno lo "scacco matto" dei primi exit poll, da oggi il Partito popolare di Rajoy avrà buon gioco a chiedere la crisi di governo e le elezioni anticipate dopo l'estate. Una prospettiva che metterebbe in maggiori difficoltà il partito socialista.
Da oggi infatti è previsto l'avvio delle primarie interne per scegliere il candidato che sostituirà il dimissionario Zapatero.
La sfida si gioca tra l'uomo forte emergente nel governo, il vicepresidente Rubalcaba, e la ministra della Difesa, Carmen Chacon. E l'ampiezza dell'ormai annunciata sconfitta potrà avere effetti dirompenti. In molti nel partito socialista credono che il successo del Partito Popolare nella regione di Castilla-La Mancha dovrebbe convincere i due contendenti ad evitare le primarie e trovare subito un accordo visto che il rischio è tornare alle urne dopo l'estate.
La protesta di Puerta del Sol e di molte altre piazze di "indignados" non avrebbe - secondo molti commentatori - influito sul risultato finale che dalle prime indicazioni assomiglia molto a quello degli ultimi sondaggi pubblicati una settimana fa. Da osservare infine nel Paese Basco, dove si vota solo per le Comunali, il risultato di Bildu, la nuova formazione dell'estremismo nazionalista ammessa al voto grazie al rifiuto esplicito della lotta armata dell'Eta.
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