
Hanno manifestato insieme alla vicepresidente del Senato Emma Borino e ai Radicali italiani con il lutto al braccio e criticando «lo Stato che continua a trattare le carceri come discariche sociali». Ma non sono detenuti, né pericolosi estremisti. Ieri a Roma sono scesi in piazzai direttori e i dirigenti dei 206 istituti penitenziari italiani e degli uffici dell'esecuzione penale esterna, manifestando davanti a Palazzo Vidoni, sede del ministero della Pubblica amministrazione di Renato Brunetta. Rivendicano il diritto a un contratto che manca da sei anni, cioè da quando nel 2005 è stata varata la riforma della dirigenza penitenziaria. Oggi sarà invece la volta degli agenti penitenziari che si sono dati appuntamento alle 10 a piazza Montecitorio.
Perché il sovraffollamento - 67 mila detenuti al posto di 45 mila - penalizza anche loro. E perché mentre si continua a finanziare il piano di edilizia carceraria di Franco Ionta attingendo perfino risorse alla Cassa delle ammende, destinate al reinserimento dei detenuti, si riducono le risorse a danno di tutto il mondo penitenziario.
«Lo Stato italiano - ha spiegato Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani - ad ogni livello, continua a trattare le carceri come discariche sociali, dove i direttori degli istituti e chi vi lavora sono abbandonati, al pari dei detenuti, in una voragine che inghiotte tutto, dalla legalità ai diritti umani. Perfino i diritti sindacali, visto che molti direttori hanno dovuto prendere un giorno di ferie per manifestare».
Molto applaudita, Emma Bonino, è stata accolta con entusiasmo dai dirigenti penitenziari che manifestavano affiancati dalle associazioni radicali «Nessuno tocchi Caino» e «Il detenuto ignoto». «L'amnistia che chiediamo ha detto Bonino ricordando che Marco Pannella è in sciopero della fame dal 20 aprile scorso, inasprito nelle ultime settimane - è innanzitutto per la Repubblica, per la condotta criminale contraria alla Costituzione e alle Convenzioni internazionali di cui le istituzioni sono quotidianamente responsabili. Su questo aspettiamo che la Rai apra degli spazi di informazione e dibattito per gli italiani».
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