
17/11/10
l'Avanti!
Il bilancio della politica dello scorso fine settimana con il ritiro della delegazione dei ministri finiani e il triste epilogo - per il Partito democratico - delle Primarie milanesi sono elementi più che sufficienti per spiegare cosa stia accadendo nel Paese e perché gli avversari di Berlusconi navighino in cattive acque. Gli italiani hanno visto Fini andare alla manifestazione dei liberaldemocratici, cioè due deputati eletti con il centrodestra che ritengono di avere le mani libere, tali Timoni e Melchiorre. Che cosa ci faceva lì il presidente della Camera? Interveniva insieme a Casini (uno che ha i propri voti, pochi o tanti che siano) e a Rutelli (uno che non ha mezzo voto) con una faccia da funerale perché - in cuor suo - era consapevole della clamorosa figuraccia cui andava incontro. Ma c’è di più. Lunedì i ministri di Futuro e libertà hanno rassegnato le loro dimissioni. La scriviamo meglio: i ministri di Fli hanno dato seguito all’annuncio di Fini di ritirare la propria delegazione dal governo. Una cosa così non avveniva dai tempi in cui il Pds (cioè il Pci che aveva appena cambiato nome) ritirava i propri ministri (e lo stesso faceva il verde Francesco Rutelli) in polemica con la Camera che aveva negato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Craxi. Ma allora eravamo nella prima Repubblica. Una pratica di tal genere nella politica odierna è la peggior rappresentazione della politica politicante di palazzo. Ma c’è di più. Mentre ascoltiamo nei talk show dell’ennesima fine del berlusconismo, di una legge elettorale studiata da tutte le forze politiche che si oppongono a Berlusconi per mandarlo all’opposizione, mentre gli italiani ascoltano che ci potrebbero essere i numeri per un "governo degli sconfitti, la posizione di Fini e dei finiani si aggrava sempre più. Nell’immaginario collettivo sono sempre più loro i veri ribaltonisti, con Bocchino così impegnato a irridere il presidente del Consiglio ad “Annozero" dal costringere Michele Santoro a riprenderlo per eccesso di antiberlusconismo. Ma c’è di più, c’è molto dì più, perché Berlusconi ha detto una cosa ovvia, Costituzione alla mano: il presidente della Repubblica può scegliere di non sciogliere entrambe le Camere, ma solo Montecitorio. È evidentemente una dichiarazione di posizionamento, un messaggio al capo dello Stato. E nella follia generale a gridare allo scandalo per l’evocazione di una previsione costituzionale c’è chi lavora per un governo contrario alla volontà popolare. Roba da matti! Ma c’è di più. Mentre scriviamo giungono i risultati ormai definitivi delle primarie milanesi. L’avversario di Letizia Moratti sarà Giuliano Pisapia, un galantuomo. Il migliore dei candidati scadenti messi in corsa, il candidato di Vendola che ha sbriciolato il candidato di Bersani. E allora vogliamo parlare del dato politico? Se la segreteria del Partito democratico vuole affissare un candidato deve preferirlo, deve cioè sostenerlo di fronte agli elettori. Così insegnano i casi di Firenze con Matteo Renzi, della Puglia con Nichi Vendola e di Milano, appunto, con Giuliano Pisapia. Bersani coltiva per sé sogni di candidato alla premiership e non riesce neppure a imporre il candidato sindaco di Milano! L’opposizione di sinistra in Italia non esiste più. E non potrebbe essere altrimenti se lunedì mattina la presidentessa del Pd, Rosy Bindi ha dichiarato a la Repubblica: «Se Berlusconi ci porta a votare non possiamo fare l’errore del ‘94, dovremmo allearci, nel nome della Costituzione e della democrazia con Fini e Casini che tentano di costruire il terzo polo». La gente che ha votato per il Partito comunista e che ha già assistito alla parabola dell’Ulivo, da Bertinotti a Mastella, dovrebbe votare un’alleanza che metta insieme tutti: Lombardo, Bersani, Fini, Rutelli, Casini e, perché no, anche Di Pietro, Beppe Grillo e Vendola. E chi farebbe il candidato premier di questa Annata Branncaleone? Lo spiega sulla stessa pagina de ‘laRepubblica’ il finiano Briguglio: «Il leader naturale è Fini. È lui che si è assunto la responsabilità di voltare pagina. Fini contro Berlusconi vince e non deve sottrarsi alla sfida. Si deve assumere un compito che è politico ma anche storico» Facciano il governo degli sconfitti: non dureranno più di quattro mesi e consegneranno nuovamente il Paese a Berlusconi. Facciano la grande alleanza nel nome della Costituzione. Non vollero Romano Misserville nel governo D’Alema e ora faranno un’alleanza con ex fascisti di rango come Mirko Tremaglia e post missini autorevoli come Flavia Perina, Carmelo Briguglio, ma insieme ad ex radicali come Della Vedova ed ex radicali, poi ex verdi e oggi baciapile come Francesco Rutelli. Facciano pure la superalleanza antiberlusconiana e perderanno clamorosamente le elezioni. Oppure facciano il secondo polo con Vendola, Bersani e Di Pietro e il terzo polo con Casini, Rutelli e Fini. Così il primo polo di Berlusconi vincerà un’altra volta. A ogni modo un suggerimento per la leadership antiberlusconiana, visto che dal niente siamo passati al troppo, lo avanziamo: si sorteggi la pagliuzza più corta con l’impegno di tutti a rispettare " il risultato perché altrimenti la partita sarà grigia ancor prima di iniziare.
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