
È sbarcato anche lì. E ha chiamato alla «rivoluzione liberale». Facebook era l’ultimo terreno mediatico sul quale il Cavaliere settantatreenne non si era avventurato. Lo ha fatto - prima volta per un presidente del Consiglio un po’ alla maniera di chi decide di vedere che tempo fa affacciandosi dal balcone di casa, dato che la scelta è caduta sulla pagina Facebook del «suo» Giornale. Ed è bastato l’audio della telefonata del premier in rete perché anche sul social network si scatenasse il diluvio. Di insulti (molti) e di incoraggiamenti (altrettanti). Quasi 350 commenti e reazioni dopo un’ora, a sera erano quasi 1.400.
Singolare coincidenza, forse non del tutto involontaria, Silvio Berlusconi irrompe sul web giusto nel giorno in cui era atteso su Youtube il video-lancio della nuova associazione di Gianfranco Fini, "Generazione Italia", mezzo laboratorio politico e mezza corrente. Se l’obiettivo era catturare l’attenzione dei media a
scapito del co-fondatore del Pdl, la strategia dei berluscones è andata a segno.
«È con grande piacere che saluto le amiche e gli amici del "Giornale" - dice il premier - Facebook è una nuova occasione per conoscersi, è una piazza virtuale per presentare e difendere le proprie idee, soprattutto quando si accende il confronto politico». E’ l’annuncio dell’apertura di un dialogo sulla rete che l’inquilino di Palazzo Chigi, spiegano i suoi, non intende chiudere qui. Ringrazia gli elettori. Apre alle riforme e perciò si dice pronto ad ascoltare d’ora in poi «i suggerimenti dei cittadini per formulare scelte in sintonia col sentire del nostro popolo». Quindi, incita al la mobilitazione: «Insieme, dovremo costruire una grande rivoluzione liberale per rendere il nostro paese più moderno e più libero».Agorà che diventa la prosecuzione ideale della Piazza San Giovanni del 20 marzo. E in futuro, chissà, palcoscenico per un nuovo predellino virtuale. Quel che è certo, è che il web entra a pieno titolo nella strategia berlusconiana, i siti (il suo personale e quello del Pdl) non bastano più. Il responsabile internet del partito, Antonio Palmieri, fa sapere che intanto si apre un «gazebo telematico, per chiedere ai cittadini che tipo di riforme vogliono, li coinvolgeremo da Facebook a Twitter. Internet sarà per noi un gazebo aperto 24 ore su 24. Berlusconi vuole un dialogo perché sul web va la metà degli italiani». E poi, conferma Paolo Bonaiuti, «era da tempo che voleva farlo». Buon ultimo, tra i premier dell’Occidente. Perché Barack Obama sui social network ha costruito il suo trionfo elettorale e ora vanta 8 milioni di fan su Facebook. Sarkozy è attentissimo alla sua pagina virtuale, appena rivisitata.
Già da tempo su Twitter la cancelliera Angela Merkel e il premier inglese Gordon Brown. In Italia, il mattatore del web finora è stato il nemico pubblico numero uno del Cavaliere, Antonio Di Pietro, a seguire Nichi Vendola.
Lo sbarco berlusconiano è stato salutato con un benvenuto dai suo sostenitori. «Ok presidente, avanti così» lo incoraggia il pensionato Luciano, insieme a centinaiadi altri. Francesco: «II miglior presidente della storia d’Italia». Aldo: «Avanti tutta». Tra i fan fa breccia la storiella amore-odio: «Voi di sinistra siete invidiosi». Ma non appena si è diffusa la notizia dello «sbarco» del presidente del Consiglio, gli internauti di segno opposto si sono fiondati sulla pagina per accusarlo: «Populista». «Io non ti credo, non credo alla tua politica, alla tua giustizia, alle tue promesse», scrive Antonio.
«Fatti processare» (con epiteto finale) da Paolo. Francesco: «Che schifo». Sergio: «Ma non ti vergogni, Silvio?» Berlusconi non si cura di loro, «l’amore vince sempre», ormai hapiantatotende anche sul web.
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