
«Le epurazioni e le liste di proscrizione non convengono a nessuno, tanto meno al governo...». Con queste parole, pronunciate durante l’intervista rilasciata ieri sera a Porta a Porta, Gianfranco Fini blinda le sue truppe e mette in guardia Silvio Berlusconi, invitando gli ex azzurri a desistere da qualsiasi tentazione di vendette contro i suoi fedelissimi. A cominciare da oggi, con il caso di Italo Bocchino che sarà protagonista dell’assemblea del gruppo del PdL alla Camera. Per continuare con Giulia Bongiorno, Mario Baldassarri e Silvano Moffa, tutti presidenti di commissioni parlamentari che a metà maggio rischiano di essere sostituiti. «Sui presidenti di commissione va dato un giudizio politico sulla base dell’attività svolta durante la legislatura, nessuno potrà essere cacciato solo perché considerato vicino alle mie posizioni», spiega il presidente della Camera. Il quale non accetta sospetti di ambiguità sulle sue truppe parlamentari. «Se si inizia così siamo già alla caccia alle streghe. Nessuno vuole fare imboscate, ma pretendiamo rispetto, io non sono presidente della Camera per regalo del premier», sostiene l’ex leader di An, che nel pomeriggio a Montecitorio ha incontrato il leader del Mpa Raffaele Lombardo.
Quello di ieri nel salotto di Bruno Vespa è un Fini più nervoso rispetto alle altre recenti apparizioni televisive a causa del nuovo attacco che gli ha riservato Vittorio Feltri, che ieri ha fatto risalire alle stelle la tensione tra l’ex leader di An e il Cavaliere. «Quando si passa agli attacchi personali e familiari siamo di fronte a un giornalismo che sguazza nel fango, per non dire di peggio», afferma Fini visibilmente irritato. Tanto da rifiutare quasi la solidarietà del premier: «Perché mi arriva solo oggi? E le altre volte?». Fini poi si è anche sfogato con i suoi: «Io mando segnali distensivi e poi subisco attacchi come questo, non a me ma alla mia famiglia. Sono loro che vogliono logorarmi. Forse sperano che me ne vada e invece mi rendono solo più forte».
L’ex leader di An da Vespa ribadisce le sue tesi, difendendo la scelta di dare vita a una corrente dentro il PdL. «Sono contro il correntismo esasperato», spiega, «ma rivendico la possibilità di confronto e dibattito nel partito, che non può essere considerato un impaccio alla leadership». Punzecchiato da Vespa, il presidente della Camera sottolinea inoltre che «il mio controcanto al governo aveva l’obbiettivo di difendere il Parlamento». Perché «io non voglio divorziare da Silvio, come non ho alcuna intenzione di logorare l’esecutivo, ma anche Berlusconi dovrà fare lo stesso nei miei confronti».
Oggi i deputati dei Popolo della Libertà si riuniranno per decidere la sorte del vicecapogruppo Italo Bocchino, che ha prima presentato le sue dimissioni e poi ha spiegato che queste erano legate alle dimissioni del capogruppo Cicchitto. Ora le ipotesi sono diverse. È possibile che si votino le dimissioni di Bocchino, fedelissimo di Gianfranco Fini, rendendo così palese la spaccatura nel partito. Ma questa soluzione non piace a Berlusconi.
È anche possibile, quindi, che le sue dimissioni vengano accettate senza alcuna votazione, impendendo la conta voluta dallo stesso Bocchino
© 2010 Libero. Tutti i diritti riservati