
Caro direttore, la comunità scientifica è grata a Repubblica per l’incontro di Venezia, che ha rilanciato il Sogno Europeo. Noi siamo europeisti per natura e per cultura, perché la ricerca non conosce frontiere geografiche; e anzi, poiché la ricerca esplora il futuro, pensiamo che senza Europa unita non ci possa essere un domani di sviluppo e progresso, e dunque siamo, per così dire, tutti obbligati ad essere europeisti. E da un anno c’è un motivo in più per esserlo.
Nel 2012 l’Unione Europea ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace perché “il ruolo di stabilità giocato dall’Unione ha aiutato a trasformare la gran parte d’Europa da un continente di guerra a un continente di pace”. Il Nobel è allo stesso tempo un premio e un impegno ad essere un Continente pacifico e pacificatore. Non c’è più spazio per la discussione, dobbiamo agire per mantenere quella stabilità che il mondo ci chiede e che invece oggi è minata da forti movimenti antieuropeistici. Come? All’interno del Movimento Science for Peace, di cui sono fondatore, abbiamo elaborato una proposta in 10 punti, che sono anche istituzionali perché ogni progresso scientifico e civile deve essere guidato da un progresso politico.
1.Istituzione della carica di Presidente dell’Ue, eletto a maggioranza qualificata direttamente dal Parlamento Europeo
2. Rafforzamento dei poteri legislativi del Parlamento Europeo attraverso l’introduzione di nuove regole elettorali che permettano lo sviluppo di partiti europei
3. Un Governo europeo con componenti nominati dal Parlamento
4. Costituzione della Camera dei Rappresentanti di ciascun Paese membro
5. Armonizzazione dei sistemi fiscali
6. Creazione di un’istituzione che definisca il livello di autonomia degli Stati membri
7. Costituzione di un esercito unico europeo con attività principali di peace-keeping e protezione civile
8. Adozione dell’inglese come unica lingua ufficiale, con mantenimento delle lingue nazionali
9. Sistema sanitario europeo unico che garantisca ai cittadini Ue pari diritti e pari servizi
10. Parificazione dei sistemi scolastici e dei titoli di studio
Presenteremo e discuteremo questi punti alla V Conferenza Mondiale di Science for Peace che si terrà a Milano il 15 e 16 novembre, con il titolo “Dna Europa”. Pensiamo che il Progetto Europa sia oggi ostacolato da barriere molto più impervie di quelle geografiche o economiche: il ritorno ai nazionalismi, gli integralismi religiosi, la corsa dei singoli Stati agli armamenti. Bisogna scientificamente andare alle radici di questi temi, capirne le cause più profonde per disinnescarne il potenziale distruttivo. Abbiamo un modello: gli Stati Uniti d’America, che non a caso sono anche l’emblema del progresso e dell’innovazione. Gli Usa sono diventati una Federazione quando hanno rinunciato agli eserciti nazionali e poi hanno trovato un sistema politico che esprimesse un governo unico, ma che rispettasse l’autonomia degli Stati membri. Gli Stati Uniti d’Europa sono scritti nella storia e sono già nella mente dei giovani. Il nostro compito oggi è di accelerare il passo in questo cammino.
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