
18/11/10
E' Vita (Avvenire)
Ma non è che la cultura radicale stia diventando patrimonio anche del Pd, e neanche troppo lentamente? Certo che dubbi sull’identità del partito loro ne hanno, e ormai si tratta di dubbi assai seri. Così, se quattro parlamentari (del Partito democratico non sembrano troppo sorpresi, sono però e molto - delusi e preoccupati. «Attenzione ai radicali e alla promozione della dolce morte», avvisano Emanuela Raio, Maria Pia Garavaglia, Daniele Bosone e Luigi Bobba. Perché il rischio di "radicalizzare" il Pd loro lo vedono bene ed «emerge spiegano in una nota diffusa ieri - dalle parole del segretario Pd, Pier Luigi Bersani, sia durante la partecipazione alla trasmissione di Fazio e Saviano Vieni via con me sia dalla sua relazione davanti ai gruppi parlamentari» di martedì sera. Lo vedono tanto bene che – spiega chiaro la Baio - «se non si affronta e risolve subito questa deriva radicale, diventerà difficile la nostra permanenza nel Pd».
Insomma, i quattro lanciano un allarme. «Di fronte alla debolezza del nostro partito, che emerge non solo dai sondaggi, ma anche dai risultati delle primarie a Milano, ci saremmo aspettati una assunzione di responsabilità e un decisivo cambio di rotta». Che invece non c’è affatto stato, anzi... «Abbiamo perso l’occasione di parlare con una parte importante della società italiana, che vede nella vita un valore da promuovere e tutelar» e «non, semplicemente, un bene materiale del quale ciascuno di noi può disporre a proprio piacimento».
Allora il cambio di rotta a questo punto oltre a essere obbligato e chiaro: «È necessaria - concludono Baio, Garavaglia, Bosone e Bobba - una decisiva inversione di marcia rispetto alla cultura radicale che non può essere patrimonio del Pd». Per Baio e Bobba queste preoccupazioni non sono inedite, ma vecchie di anni. Già nei giorni dell’agonia di Eluana Englaro a Udine diffusero infatti un documento congiunto (insieme a Paola Binetti, poi uscita dal Pd e oggi nell’Udc, e a Marco Calgaro, attualmente nell’Api di Rutelli) nel quale - mentre il Pd si era schierato col presidente della Repubblica - «pur rammaricati e preoccupati per il conflitto istituzionale in atto, considerata la situazione di reale emergenza e urgenza e in attesa di una più completa legiferazione da elaborare in sede parlamentare, ci dichiariamo favorevoli a un disegno di legge urgente che salvi Eluana dalla morte per Fame e per sete (cioè il decreto legge che era stato appena appena varato dal governo, ma che Giorgio Napolitano non aveva voluto controfirmare, ndr) e ritorni a sancire, da parte dello Stato, la vita quale bene indisponibile».
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