
Uno dei differenziali maggiori tra l'Italia e il resto dei Paesi europei, molti dei Paesi europei, è la percentuale di lavoro femminile e giovanile. L'Italia è in coda a entrambe le classifiche. O - se si vuole invertire il ragionamento - l'Italia è nelle posizioni di testa per disoccupazione giovanile e femminile, soprattutto in alcune aree geografiche del Paese, Mezzogiorno in primis. Nella manovra, gli sgravi contributivi e fiscali per le aziende che assumono donne e giovani rappresentano un'inversione di tendenza rispetto al passato. Non è una misura risolutiva, certamente. Troppo bassa è la rete di protezioni per le madri-lavoratrici e il loro abbandono del lavoro è tra i più alti in Europa. Pochi e di poca entità gli incentivi, le agevolazioni per le famiglie e di impatto pressoché nullo il Fisco formato famiglia (senza arrivare a parlare del sempre evocato e mai praticato quoziente famigliare). Tutta materia che rimane sul tavolo del dibattito politico e che non può essere materia di una manovra d'emergenza di un governo tecnico. Il segnale però è positivo: in una manovra di Governo si torna a decidere pro donne e giovani. Un segnale da non sottovalutare.
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