
Alla fine non gli è rimasto che impiccarsi, nell’angoscia della prima notte in carcere. L’hanno trovato inforcato con una corda di vestiti intrecciati, appeso nella sua cella e a torso nudo, esibendo per l’ultima volta quel gigantesco e pacchiano tatuaggio sul torace: la bandiera venezuelana e il volto del suo presidente e idolo Hugo Chàvez. E finita così la carriera e la vita maledetta di Edwin Valero, detto El Inca, uno dei talenti del pugilato mondiale, due volte campione del mondo (superpiuma Wba e leggeri Wbc). Poche ore prima aveva ucciso la moglie e si era consegnato alla polizia. Era violento, alcolizzato, tossicodipendente. Ma per molti venezuelani solo un eroe, simbolo delle periferie povere dove si nasce con occhi da indio (da cui l’Inca) e dalle quali si può ascendere verso il successo e la gloria, oppure finir male. A Valero erano riuscite entrambe le cose. E nel frattempo aveva incrociato Chàvez, che lo invitava nelle maratone tv quando c’era da festeggiare una sua vittoria, lo additava ad esempio di buon rivoluzionario e, una volta, sempre sotto l’occhio delle telecamere di regime, simulò con lui uno scambio di cazzotti.
L’omicidio della moglie Jennifer, 24 anni, era avvenuto nella notte tra sabato e domenica. I due si trovavano in un grande albergo di Valencia, dove erano arrivati poche ore prima, lui visibilmente ubriaco. All’alba è stato lo stesso Valero e scendere nella hall e confessare il delitto. La donna era stata colpita tre volte con un’arma da taglio. Dei problemi di alcol e violenza del campione venezuelano si sapeva già tutto. Appena un mese fa, la Wbc aveva sospeso il suo titolo mondiale dei leggeri in attesa che Valero compisse quanto promesso, un periodo di riabilitazione e disintossicazione dall’alcol. Era la «pena» per aver aggredito la moglie, che pure al ricovero in ospedale aveva dichiarato di essere caduta dalle scale per evitargli guai peggiori. Valero aveva accettato di passare un periodo di cura a Cuba. Ma nell’isola non vi arrivò mai. In cammino verso l’aeroporto ebbe un incidente stradale, sempre a causa dell’alcol, e rinunciò al viaggio. Come ha detto ieri il suo manager José Castillo, l’omicidio della moglie è stata una tragedia annunciata: «Edwin avrebbe dovuto essere rinchiuso in un centro di riabilitazione in questi giorni, non in una stanza d’albergo con Jennifer...» .
Nato sulle Ande venezuelane, non lontano da Mérida, Valero era esploso giovanissimo nei superpiuma a
causa del suo devastante sinistro. Salito sul ring ad appena 12 anni, ha messo a segno da dilettante un record di 86 vittorie, di cui 45 per ko. A vent’anni la sua carriera rischia di finire dopo un grave incidente in moto, che gli provoca un ematoma alla testa. A causa di questo handicap gli verrà sempre negata la possibilità di combattere negli Stati Uniti. «Non è vero, non mi lasciano vincere lì perché sto dalla parte di Hugo Chàvez», ha sempre ribattuto lui. Da professionista altro record.
Nel 2006 ottiene 18 vittorie consecutive per ko, tutte al primo round. Il primato resiste ancora.
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