
04/08/10
La Discussione
Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto legge sulle missioni militari all'estero. Il provvedimento è ora legge dello Stato. Il provvedimento è stato votato da tutti i gruppi, eccetto l'Idv. Invece i due senatori radicali eletti nelle liste del Pd, Marco Perduca e Donatella Poretti, non hanno partecipato alla votazione. Il decreto legge aumenta i fondi per la missione in Afghanistan mentre li riduce per la missione in Libano. Il provvedimento stanzia per il secondo semestre 2010 364,7 milioni per la missione in Afghanistan e 118,5 milioni per la missione in Libano. Nel primo semestre 2009 per l'Afghanistan furono stanziati 242,4 milioni e per il Libano 192,1 milioni. Nel primo semestre 2010 furono stanziati 308,8 milioni per l'Afghanistan e 140,5 milioni per la missione in Libano. Il governo Berlusconi ha quindi invertito le priorità rispetto all'esecutivo Prodi, che investì più soldi per la missione in Libano: per i primi nove mesi del 2008 gli stanziamenti furono di 279,1 milioni, contro i 253,3 milioni per la missione in Afghanistan. Meno soldi anche per il nostro contingente nei Balcani: 59 milioni nel secondo semestre 2010 contro i 70,7 milioni del primo semestre 2010 ed i 97,5 milioni del primo semestre 2009. Per la missione Althea in Bosnia il decreto legge stanzia 10,5 milioni per il secondo semestre 2010 contro i 14,5 milioni del primo semestre 2010 ed i 17,9 milioni del primo semestre 2009. Diminuiscono i finanziamenti anche per la partecipazione di militari italiani alle attività di addestramento delle forze armate irachene: nel secondo semestre 2010 sono stati stanziati 3,9 milioni contro i 5,4 del primo semestre 2010. Inoltre è stato fortemente ridotto il budget per la partecipazione di personale della Guardia di finanza alla missione in Libia: si passa dagli 8,2 milioni del primo semestre 2010 ai due milioni del secondo semestre 2010. Mentre è stato quasi azzerato l'apporto italiano alla missione Onu in Darfur: si passa dai 5,5 milioni del primo semestre 2010 ai 128mila euro del secondo semestre 2010. Il voto dell'aula di Palazzo Madama è stato ancora una volta occasione di polemiche. Se i senatori radicali nelle file dei democrat si sono astenuti perché il governo non informa a sufficienza sulle missioni internazionali, per il Pd l'ok al decreto serve a salvare i nostri soldati dalla crisi del Pdl e del governo. L'Italia dei valori, che ha votato no, ricorda all'esecutivo che da più di un anno sta chiedendo di programmare una exit strategy dal teatro afghano, dove i nostri uomini sono impegnati in una «guerra violenta». La maggioranza invece sottolinea che i militari italiani sono da otto anni in Afghanistan e alla conferenza di Kabul, Karzai ha detto che, come suo impegno, vede nel 2014 la data della piena attuazione della sua gestione. La Lega Nord, dal canto suo, rivendica il primato dell'analisi strategica. «Quando noi parlavamo di exit strategy, le critiche arrivarono da tutte le parti. Noi avevamo una peculiarità: parlavamo di exit strategy non nel senso di venire via dall'Afghanistan, come qualcuno vorrebbe strumentalizzare ancora oggi, bensì nel senso di avere una marcia in più, di cambiare marcia e stare li in modo intelligente». Ora il nostro contingente è impegnato soprattutto nell'addestramento delle forze di sicurezza afghane. Compito in cui ci stiamo distinguendo - come ha riconosciuto anche il generale Usa Petraeus. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, conferma che nel 2013 le forze armate e la polizia afghana saranno in grado di provvedere alla sicurezza del paese da soli. «Forse l'Afghanistan non sarà del tutto pacificato - spiega - ma saranno gli afghani ad affrontare la minaccia degli insorti, dei terroristi e dei trafficanti di droga».
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