
Il legal thriller ambientato nella regione Lazio, e più precisamente nei suoi tanti uffici elettorali e sedi giudiziarie amministrative, non accenna ad abbassare il ritmo. Non passa giorno, non passa ora, che non riveli un nuovo colpo di scena. L’ultimo, di ieri mattina, ha come protagonista Vittorio Sgarbi e rischia davvero di scombussolare il panorama elettorale a meno di dieci giorni dal voto. Il critico d’arte mercoledì sera ha ottenuto dal Tar la riammissione della sua lista - la Rete liberal - per i collegi di Roma e di Latina. E ieri ha annunciato che chiederà il rinvio delle elezioni regionali di due settimane, per recuperare il tempo di campagna elettorale che, tra un ricorso e l’altro, la sua lista ha perduto.
«Dobbiamo avere trenta giorni di campagna elettorale, dal 18 marzo, altrimenti il tribunale non ci mette nelle condizioni di pari opportunità e non rispetta le regole», dice Sgarbi in una conferenza stampa convocata rapidamente in mattinata: «Vorrei che i Di Pietro, i Travaglio e prima di tutto la Bonino chiedessero il rispetto delle regole anche per noi». L’eventuale rinvio, sogghigna, troverebbe d’accordo anche Berlusconi e la candidata pol Renata Polverini ché, dice lui, l’ha incontrato subito dopo l’annuncio arrivato dal Tar, convenendo che la richiesta di rinvio sia inevitabile e che «tutto sommato, si potrebbe chiedere per il Lazio uno spostamento alla data dei ballottaggi».
In effetti, Polverini si mostra fiduciosa, tanto più che, sempre ieri, la Consulta ha respinto la richiesta di sospendere il decreto salvaliste, avanzata dalla regione Lazio. Nessuna intesa con il critico, già sindaco di Salemi: «Sono nel pieno della mia campagna elettorale e voglio andare al voto e vincere le elezioni - dice - Accetterò ogni responso da parte delle autorità responsabili di decidere ma nessun ostacolo potrà fermare la mia campagna elettorale».
Inutile dire che, dichiarazioni di maniera a parte, per il Pdl e la stessa Polverini lo slittamento del voto nella regione Lazio sarebbe una vigorosa boccata d’ossigeno. Più lo scandalo liste si allontana, più la tensione scende e più la candidatata azzurra ha la possibilità di recuperare consensi sull’avversaria Bonino.
Favorevole al rinvio dell’intera tornata elettorale, ma non allo slittamento in una sola regione, la vice presidente del Senato si attesta sulla linea della prudenza: «Non so se si voterà tra dieci giorni o tra tre settimane. Io sto sempre qua e non mi muovo». Non può dire molto di più. Per i suoi radicali, il centrosinistra e per la stessa amministrazione regionale sarà difficile opporsi alla richiesta di Sgarbi, attesa nelle 36 ore successive al ricorso e quindi entro questa mattina. Primo, perché soprattutto i radicali battono da sempre sul tema del rispetto di leggi e regole. Secondo, stando ai tecnici del voto amministrativo, in moltissimi casi le liste riammesse a metà corsa hanno ottenuto il rinvio delle elezioni, visto che la legge prevede per tutti trenta giorni di campagna. Terzo, perché da qualche giorno ha preso forza un tam tam che vede il Pdl deciso a chiedere l’annullamento del voto regionale, qualora Emma Borino dovesse giungere sulla poltrona più alta della regione.
Dunque, meglio accettare il rinvio ora, piuttosto che puntare sul «No», esponendosi ad una forzatura preliminare all’annullamento dell’intera partita. E’ questa linea di forzata prudenza che ha spinto Velina Rossa ad annunciare che il vice presidente del Lazio, Montino, è favorevole al rinvio. E quest’ultimo, chiamato in causa, ad ammettere: «E’ una decisione che spetta alla regione di intesa con il ministero dell’Interno. Bisogna aspettare la richiesta e il concerto con il governo».
© 2010 Il Manifesto. Tutti i diritti riservati