
Quanto bisogna essere elettoralmente forti per poter avere, con il Porcellum, una maggioranza solida in entrambi i rami del parlamento? Per la camera, come ben ricorda il Romano Prodi del 2006, non c’è alcun problema: basta avere un voto in più di tutti gli altri avversari. Per il senato il problema si pone eccome. La coalizione vincente, per essere tranquilla di poter governare anche palazzo Madama, deve praticamente fare l’enplein, vincere cioè in tutte le regioni. Basterebbe soccombere in una di meno, tra quelle più popolose, per avere già l’acqua alla gola.
Detto in altri termini, la coalizione al comando può permettersi di perdere la Basilicata e il Friuli, e perfino le Marche, ma non può permettersi il lusso di non conquistare Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia. Oltre a quasi tutte le più piccole. Proprio un bel tranello… Così, anche in una situazione come quella attuale, dove la coalizione di centrosinistra (con Pd-Sel-Psi e forse qualche altro apparentamento, magari con i Radicali) appare molto forte, in grado di superare la soglia del 40% in entrambi i tipi di elezione, le difficoltà al senato restano tante. Da una simulazione elaborata da Ipsos, e presentata ieri sera durante Ballarò, il problema risulta evidente. Alla camera il centrosinistra può contare sui canonici 340 seggi del vincitore, cosi distribuiti: 290 per il Pd, 50 per il Sel, se non superano lo sbarramento altri partiti minori. Tra le altre forze, spicca la rappresentanza del Movimento 5 stelle, che otterrebbe oltre 60 seggi diventando il terzo partito, e la debacle del Pdl, che si fermerebbe a circa 100 seggi, la metà di quanto aveva ottenuto nelle scorse elezioni del 2008. Quote inferiori a 30 seggi per tutti gli altri partiti.
Al senato la situazione sarebbe di nuovo critica, simile in qualche misura a quella occorsa al precedente governo Prodi, che disponeva di una maggioranza di un paio di seggi. Oggi il centrosinistra può contare su un numero di seggi sicuri compreso tra 150 e 155, senza contare quelli esteri dove la simulazione è pressoché impossibile dall’essere effettuata. Troppo pochi, visto che la maggioranza dei seggi, al senato “italiano”, è pari a 155.
Cosa può fare per governare, quindi, il centrosinistra? Una delle tre cose seguenti: o vince in tutte le regioni, con l’eccezione della Sicilia o del Veneto (le due più a rischio di possibile sconfitta); o stravince in alcune regioni dove è già forte, conquistando qualche seggio in più; oppure, negli accordi post-elettorali, si vedrà costretto a stringere alleanze con qualche altra formazione, tendenzialmente con qualcuna di centro (l’Udc ad esempio potrà contare su almeno 10 seggi).
Anche in uno scenario alternativo, che vedrebbe Mario Monti scendere in campo in prima persona con un suo partito o con la sponsorizzazione ad un altro partito di centro, la situazione sarebbe pressoché simile.
Potrebbe migliorare leggermente la performance del centrosinistra (la Sicilia diventerebbe una regione di possibile vittoria, se là il centro ottenesse un buon risultato), ma l’effetto ultimo della presenza elettorale di Monti sarebbe quello di produrre una diminuzione dei seggi che spetteranno al centrodestra. Ma non quello di far aumentare quelli del centrosinistra perché, come dicevo più sopra, i limiti fisiologici del Porcellum applicato al senato non permettono una vera governabilità del paese.
Questa è la legge, bellezza!
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