
26/10/09
Il Giornale
Questo non è un vaticinio e neppure un` analisi con pretese di infallibilità. Che diamine, mica sono Eugenio Scalfari che anche ieri su la Repubblica si è intorcinato nella prosopopea. Udite. Dopo aver dato del modesto teologo a Benedetto XVI, nel suo fondo domenicale è riuscito a scrivere che Berlusconi «si è andato a nascondere nella duma personale di Putin», ignorando che la duma è l`assemblea di Stato che designa un ramo del Parlamento russo e non va confusa con la dacia. Ma spiegare queste cose al Padreterno non è facile. E scendiamo subito sulla Terra per cercare di capire cosa succederà a seguito del caso Tremonti di cui già ci siamo occupati. Come detto, il ministro dell`Economia nei giorni scorsi ha confessato: sono stufo di essere tirato perla giacchetta da colleghi di vario rango per questioni di cassa; tutti hanno richieste da farmi, tutti bussano a soldi e molti straparlano, brontolano o, peggio, si impancano a professoroni. Probabilmente il ministro ha qualche ragione. D`altronde se fin qui le cose sono andate abbastanza bene in Italia, la quale ha superato nel Pil l`Inghilterra, si vede che la gestione economica è stata oculata. Però c`è un però. In politica è difficile trovarne uno non convinto di avere in tasca ricette magiche, sicché è normale che i responsabili dei dicasteri vogliano quattrini per ben figurare nel loro ramo e magari passare alla storia. Tremonti ha tante buone qualità eccetto una fondamentale per chi faccia il suo mestiere di ufficiale pagatore: la pazienza. Scocciato, ha ribadito più seccamente del solito che non intende ascoltare né il piagnisteo né i consigli di chi gli sta intorno. Avverto che la mia è una semplificazione giornalistica e non va presa alla lettera, mala sostanza è questa. Giulio è vissuto dai colleghi come il primo della classe, un signore antipatico dall`eloquio stucchevole. Alcuni non lo sopportano e, se non ci fosse la Lega (o meglio Bossi) che lo ama, lui sarebbe isolato. Comunque, isolato o no, il portafogli sta nelle sue manie dalle sue mani bisogna dipendere. Risultato. Se Tremonti se ne andasse sbattendola porta, in Consiglio dei ministri si verserebbero poche lacrime ed ettolitri di champagne. Spiace dirlo, ma è così. Il primo della classe non sarebbe tale se non si fosse reso conto della realtà umana che lo circonda; e dopo avere resistito alla tentazione di rassegnare subito le dimissioni, ha avanzato una proposta al premier: fammi vicepremier in modo che anche visivamente, oltre che gerarchicamente, la mia superiorità rispetto ai rompiballe sia chiara e indiscutibile. Per essere una soluzione, la promozione è una signora soluzione, ma non sono sicuro verrà adottata. Nel senso che una simile decisione non può scendere dall`alto di Arcore perché sarebbe interpretata come un atto dispotico; è necessaria una deliberazione collegiale, per usare un termine politichese, altrimenti più che una soluzione sarebbe un altro eccellente pretesto offerto agli «avversari» di Giulio per avercela con lui. Allora? Navigando a vista, ipotizzo (oggi stesso?) una riunione del Comitato di presidenza che esaminerà la delicata faccenda. Con quale esito non mi azzardo a dire; ci vorrebbe uno Scalfari e invece ci sono soltanto io. Timidamente affermo: Tremonti rischia un niet. Nell`eventualità, come si comporterebbe? Dubito che un personaggio del suo spessore, dinanzi a un rifiuto, sia in grado di trangugiare l`amaro boccone senza fare una piega. Mi auguro per lui, e non solo per lui, un responso più felice. Se però il niet arrivasse, probabilmente il Nostro abbandonerebbe la partita non avendo, suppongo, lo spirito di sacrificio indispensabile per incassare la ferita dissimulando il dolore. Tremonti, non dimentichiamo, ha un brutto carattere come tutti quelli che ne hanno uno. E mi sembra di immaginarlo vuotare i cassetti della scrivania, salutare gli uscieri e incamminarsi verso casa con un sospiro di sollievo, suo e dei colleghi. Ripeto a scanso di equivoci: spero di sbagliare visione. Ma se non fosse sbagliata si porrebbe il problema della successione. Scegliere chi? Una parola. Siniscalco? Escludo, sarebbe ridicolo pensare a lui non perché sia inadeguato, ma c`è un limite perle farse anche in politica. Piuttosto viene in mente un nome davanti al quale Tremonti avrebbe un brivido, perché va bene andarsene, ma andarsene per far posto a Draghi sarebbe per lui uno smacco peggiore delle dimissioni. Eppure all`orizzonte non si profila un uomo diverso dal governatore della Banca d`Italia, uno dei pochi gradito nel centrodestra e perfino nel centrosinistra. Mi domando quale sarà il commento di Giulio Tremonti a queste mie note, ammesso e non concesso che le leggerà. Scuoterà la testa e dirà che ho bestemmiato. Però fossi in lui sarei prudente e tornerei sui miei passi e sussurrerei in un orecchio al Cavaliere: ma va là, sulla storia del vicepremier ho scherzato.
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