
Una rupture in piena regola, che merita di essere raccontata. Il direttore e numerosi collaboratori di MondOperaio, scandalizzati per la incredibile vicenda di Stefano Cucchi, che prosegue oltre la morte con l'inumazione semiclandestina dei suoi resti, hanno rivolto a Emma Bonino e a Renata Polverini l'appello a cambiare il nome dell'ospedale romano Sandro Pertini, dove il ragazzo è stato ucciso dalla mancanza di cure, come tangibile memorandum di ciò che in Italia non deve mai più accadere: un detenuto picchiato mentre è sotto la custodia dello Stato, poi abbandonato alla sua sorte in un reparto isolato da tutto, infine ucciso dalla disidratazione nella noncuranza di chi doveva curarlo. MondOperaio, va ricordato, è la storica rivista socialista fondata da Pietro Nenni.
I suoi collaboratori, tutti provenienti da quell'area politica ma oggi variamente schierati, da Luigi Covatta a Gennaro Acquaviva, da Luciano Cafagna a Biagio de Giovanni, da Giulio Sapelli a Stefano Rolando, sino ai professori Giorgio Rebuffa e Giovanni Bechelloni, hanno ovviamente di Sandro Pertini la più alta considerazione.
Nella nota che avanza la proposta lo ricordano come partigiano e integerrimo leader politico. Ma, osservano, fu anche «per molti anni un detenuto». Ed è per questo che è nata l'idea di "sacrificare" la denominazione dell`ospedale in nome una presa di posizione netta e clamorosa in favore dei diritti dei più deboli. Fosse arrivata da un altro ambiente, da un altro mondo, la proposta avrebbe sollevato meno scalpore. Che i socialisti "rinuncino" a Sandro Pertini fa un certo effetto e ci spinge a rilanciare. "Ospedale Stefano Cucchi" perché no? Sarebbe un monito per il futuro più potente di qualsiasi sentenza, un tangibile e duraturo richiamo al valore della vita umana: quella che esiste, in carne e ossa, di cui magari non parlano spesso i documenti "pro life" ma che rappresenta comunque, crediamo, un valore non negoziabile e costituzionalmente tutelato sul quale tutti possiamo essere daccordo.
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