
Peccato per l’uso vagamente militaresco: «sentinelle». Rischia di ottenere lo stesso effetto, nullo, delle famigerate «ronde». Ma l’idea che i residenti di una via, di un quartiere, di una città mettano a frutto il loro spirito civico, non sarebbe da liquidare con insofferenza pregiudiziale. Da discutere, certo, ma non da trattarla come un rigurgito forcaiolo. O, peggio, come una smania malsana di farsi giustizia da sé. Negli Stati Uniti si chiama neighbourhood watch e designa un rapporto di collaborazione tra le autorità e cittadini e vicini di casa che segnalano tempestivamente alle forze di polizia movimenti sospetti di auto e persone sconosciute che incutono sentimenti di allarme. Pare che funzioni. Gli abusi sono ridotti al minimo. L’allarme raramente si trasforma in allarmismo sconsiderato. Non si segnalano episodi di caccia all’uomo. C’è ora una proposta dell’assessore lombardo alla Sicurezza (Pdl, ma con la contrarietà della Lega) che vorrebbe importarlo da noi. L’esperienza americana (ma anche inglese, e tedesca), trasferita in Italia, potrebbe mutare natura e carattere e procurare di conseguenza effetti controproducenti. Anche per le «ronde», o come si vogliono chiamare i cittadini che «vigilano» insieme sul territorio, è accaduto così. In Italia sono fallite, perché sovraccaricate di troppi significati ideologici. Così come sono state concepite, assomigliavano a parate in uniforme, a un rito presenzialista completamente diverso dagli scopi di sicurezza nei quartieri che si erano prefissate. Con le «sentinelle» il rischio della degenerazione non è minore. E se i cittadini muniti di telefono trovassero finalmente lo sfogo per un’attività delatoria di massa? E se si intrecciassero, in questa iniziativa, rancori di vicinato, risentimenti di condominio, rivalità di quartiere, faide di rione? Il pericolo c’è. Simile al pericolo che le «ronde» si trasformassero in squadre di cittadini autorizzati a commettere soprusi o addirittura violenze nel nome della «sicurezza». Ma non è piacevole che di un’iniziativa che dovrebbe sollecitare lo spirito civico dei cittadini si vedano solo i pericoli. E nemmeno che si risponda come le formule di rito di chi sostiene che con queste iniziative verrebbero sottratte legittime prerogative dello Stato, con i cittadini che si sostituiscono proditoriamente alle forze dell’ordine nella difesa della sicurezza collettiva. Esistono esempi di cittadini che spontaneamente spendono una parte del loro tempo per difendere la comunità in cui vivono, senza che questo possa suonare come un deplorevole esempio di giustizia-fai-da-te. Davanti a molte scuole elementari e medie non è raro vedere anziani e pensionati muniti di una pettorina molto visibile e riconoscibile che molto tranquillamente, senza pose simil-militaresche, senza pretese poliziesche, vigilano sui bambini all’ora dell’entrata e dell’uscita. La loro stessa presenza ha un effetto deterrente sui malintenzionati: stanno a indicare che una comunità si occupa dell’integrità dei propri bambini, e che uomini e donne oramai in età avanzata si vogliono rendere utili con un ruolo rassicurante, senza violenza, anzi con la riconoscenza dei genitori e delle autorità scolastiche che conoscono i pericoli che si aggirano all’esterno delle scuole. Il civismo qui si sposa con un robusto spirito comunitario. La tutela della sicurezza dei più deboli si associa a una presenza tutt’altro che minacciosa. Le «sentinelle» di quartiere potrebbero essere, anche in questo caso, dei buoni antidoti contro la rassegnazione e la paura. Possono riavvicinare i cittadini e le forze dell’ordine che, per quanto efficienti e numerose, non possono materialmente coprire ogni palmo della realtà urbana, e suburbana. Possono ravvivare il senso della comunità, l’idea di un vicinato da difendere e tutelare, di un quartiere da non lasciare in balia di ogni pericolo. Possono restituire persino un significato all’osservanza quotidiana della legalità, all’idea che anche nella vita di tutti i giorni ogni via e ogni piazza possano essere il teatro di microillegalità da combattere. L’idea che anche la partecipazione alla «manutenzione» legale della città non è un esercizio inutile e una perdita di tempo. Potrebbe portare molti benefici, la proposta delle «sentinelle». Potrebbe. Con la speranza che non si risolva nell’ennesimo annuncio, e che si sappiano neutralizzare i pericoli, malgrado il pessimismo dell’esperienza.
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