
«Pisapia è un bollito. Ha già vinto Letizia Moratti»: parola di Beppe Grillo, in comizio a Piazza Duomo di Milano, gremitissima, giorni fa. Più che di previsione, sapeva di auspicio.
Tanto peggio tanto meglio, perché più si afferma la malapolitica più sale l'indignazione che si ritiene di poter usare.
Con tutti i limiti di una prova elettorale che, come Radicali, abbiamo nazionalmente denunciato essere antidemocratica per le condizioni documentate di violenta disinformazione dei cittadini, il "bollito" Pisapia ha staccato la coetanea Moratti, esibitasi in accostamenti menzogneri tra Pisapia e il terrorismo, in quel puro stile giustizialista tanto deprecato a destra quando ne è vittima Berlusconi.
A questo punto, lo stesso Movimento Cinquestelle - o almeno i suoi elettori, assieme a quelli del Terzo polo - dovranno porsi quella domanda finora comprensibilmente elusa: è bene interrompere quel sistema di potere che ha come epicentro Milano e come protagonisti, oltre a Berlusconi e Moratti, i candidati eredi della crisi del berlusconismo, cioè Formigoni e Tremonti in primis? Per noi Radicali è bene farlo, e senza ricorrere a manovre di palazzo, a baratti in stile "veltrusconi" e "dalemoni", che riuscirebbero ad essere ancor meno democratici del berlusconismo stesso. Sul piano nazionale, significherebbe innanzitutto per il Pd riprendere l'impegno, formalmente deliberato dal loro congresso e incluso nel programma elettorale, della riforma uninominale maggioritaria. Sul piano milanese e lombardo, la prima occasione che si presenta è appunto quella del ballottaggio milanese.
Vero è che negli ultimi 25 anni la sinistra lombarda aveva rinunciato in partenza all'ambizione di essere alternativa a quel sistema, adagiandosi senza colpo ferire (a parte le consuete risse tra bande) per mantenere la propria quota di potere (pur se minoritaria) in banche, asl, municipalizzate e controllate. È per questa ragione che noi Radicali alle ultime elezioni regionali tentammo di presentarci autonomamente, con la mia candidatura a presidente della Regione Lombardia ed Emma Bonino come capolista della Lista Bonino-Pannella. Il risultato fu che ci impedirono fisicamente di raccogliere le firme, attraverso la violazione di ogni regola sull'informazione e la raccolta firme, mentre fu consentita e tollerata - anche dalla sinistra televisiva e politica - la truffa elettorale delle mille firme false sul listino di "Firmigoni". Da lì siamo ripartiti, denunciando quell'illegalità, lottando contro il tentativo politico-giudiziario di mettere tutto a tacere e creando il primo vero programma di trasformazione ecologica di Milano: i 5 referendum comunali per l'ambiente e la qualità della vita, promossi da un gruppo trasversale di personalità del mondo politico, accademico e dell'ambientalismo, sottoscritti da oltre 24mila cittadini milanesi, e che saranno votati assieme ai referendum nazionali del 12-13 giugno.
Nel pieno del nostro percorso di affermazione della legalità e di attivazione della democrazia abbiamo incontrato la candidatura di Giuliano Pisapia e abbiamo riconosciuto finalmente una personalità dotata di quel grado di libertà e autonomia indispensabile per provare a porsi non come quota di minoranza del sistema di potere vigente a Milano, ma come discontinuità e alternativa. Il metodo stesso seguito da Pisapia nell'accogliere immediatamente la nostra disponibilità - cioè attraverso una espressione reciproca di fiducia politica e umana, direi davvero "all'anglosassone", e non come prodotto di equilibrismi e trattative - è emblematico di un metodo che finora ha certamente contribuito a costruire il suo vantaggio su una Moratti sempre più ostaggio delle esigenze dei partiti che la sostengono.
Si tratta di un metodo che ora va rilanciato. Per fare un esempio, visto che siamo partiti dalla "profezia del Grillo", gli elettori del Cinquestelle devono poter votare Pisapia semplicemente perché li trovano quel programma di trasparenza e di pubblicità dell'amministrazione che come Lista BoninoPannella abbiamo tradotto nella campagna per l'Anagrafe pubblica degli eletti, dei nominati e degli appalti. Gli elettori liberali, delusi da Pdl e Lega, devono poter votare Pisapia perché alla mancata rivoluzione liberale, troppe volte promessa e poi trasformate nello statalismo clientelare della rete affaristiche che gira attorno al Comune di Milano, si possa contrapporre un modello fondato sulla correttezza amministrativa, sul mercato e su un vero welfare a beneficio degli ultimi.
Come Radicali, la possibilità di avere un eletto a Milano è legata alla vittoria di Pisapia. Sono stati pochissimi gli elettori milanesi a sapere che anche Emma Bonino e Marco Pannella erano candidati. Se fossero soltanto qualcuno in più ad essere informati del fatto che anche il 28 maggio è in gioco la possibilità di far entrare un radicale in consiglio comunale, sono fiducioso che potrà avere un motivo in più per votare Pisapia anche qualche elettore che non l'aveva fatto al primo turno.
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