
Pare che ci sia un problema di senatori a vita. Dopo due anni di malattia gravissima, se ne è andato infatti Pininfarina. Io ho avuto subito occasione di dire: abbiamo una fortuna, è ancora vivo e vivissimo Elio Toaff. Possiamo così riparare quello che ho cercato di far fare ai quattro predecessori di Giorgio Napolitano, abbiamo la fortuna di poter compiere un atto, non bello, ma fondamentale nella storia italiana. Ma vorrei aggiungere un'altra cosa, così tolgo dall'imbarazzo chiunque, visto che sento fare anche il mio nome come possibile candidato a senatore a vita. Questo presidente mi ha coperto in due o tre occasioni di elogi, non passeggeri, ma, proprio per questo, lui non penserà mai di farmi senatore a vita. Inoltre gli offro un alibi, anzi una ragione: io, da questa Repubblica e da questo presidente della Repubblica, se non muta orientamento sulla giustizia, non accetterei mai di avere un posto nel senato della Repubblica.
In questa situazione in realtà si tratta di capire cosa vuole fare lui, il presidente della Repubblica, come presidente del consiglio e come premier. Lui, in realtà; fa infatti il presidente del consiglio irresponsabile, nel senso che non ne ha la responsabilità, e non fa il presidente della Repubblica. Nel momento in cui degli attacchi che non mi entusiasmano gli sono stati fatti, se l'è cavata citando Luigi Einaudi. Ma che cosa fa sulla riforma della giustizia? Nei mesi e nelle settimane scorse sottolineavo la preoccupazione che il presidente, i problemi di diritto, non li avvertiva se non in modo tradizionale, ovvero era interessato al diritto che è espressione del potere che prevale nella lotta di classe. È una interpretazione che veniva spiegata anche alle Frattocchie. Lui ha dimostrato sempre che dinanzi ai diritti umani di metà del mondo, quando pure Giolitti, Di Vittorio e Terracini facevano delle scelte, lui (pur essendo della corrente riformista del Pci) invece è stato dalla parte in cui bisognava sacrificare un po' di morti ammazzati nel Terzo mondo, nel mondo comunista, e adesso ha lo stesso riflesso rispetto alla situazione italiana della giustizia.
Dalla conversazione settimanale di Marco Pannella con Massimo Bordin (su Radio Radicale)
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