
08/02/11
Il Messaggero
Marco Pannella è un artista, e le sue pennellate sono le pannellate. L’ultima è quella di un entrata-non entrata nel governo Berlusconi. Il che, appunto, è una pannellata, non una pazzia. Quando i governi sono in crisi, quando i sistemi politici scricchiolano basti pensare al craxismo morente a cui tutti davano addosso tranne uno: Pannella, appunto - il leader radicale ha il guizzo dell’anziano artista. E cerca di ricavare dalla debolezza altrui - più Machiavelli che Pulcinella, visto che proprio Craxi lo definì un «impasto» fra questi due - ogni vantaggio per le battaglie che da sempre stanno a cuore a lui e al suo partito: per la giustizia giusta, per un sano liberismo, per la libertà di coscienza sui temi etici. Ci risiamo? «Noi trattiamo con Berlusconi, e vediamo come va a finire», dice il leader più pragmatico che c’è in giro, il quale non vuole nuove elezioni, non vede alternative a Berlusconi e poi, in fondo, secondo lui, «fra un puttaniere e la bigotta opposizione di regime, inutile dire con chi posso stare». E ci risiamo, anche, al gioco della coppia: Pannella apre a destra, Bonino frena. «Capisco - spiega Emma - questa iniziativa di Marco quando dice che bisogna scommettere il pochissimo probabile contro il molto possibile. Ma io rispetto a lui ho meno fiducia, Berlusconi non mi pare più in grado di gestire alcunché politicamente parlando, non lo ha fatto nemmeno in periodi meno turbolenti, e non vedo perché dovrebbe farlo adesso». Incalza la Bonino: «Non si tratta di entrare al governo o in maggioranza ma se, per esempio, arrivasse un’amnistia ci manca pure che i radicali non lo votano. Proprio perché ho meno speranza su questo premier, dico però che le altre alternative sono una peggio dell’altra, cioè il Comitato di Liberazione Nazionale da Berlusconi o le elezioni anticipate. Questo è il dramma del Paese».
Con ogni probabilità, il leader radicale non sarà Guardasigilli («Non è nelle cose», dice Rita Bernardini), anche se al Cavaliere non dispiacerebbe l’idea di rafforzare il partito mandando Alfano al vertice del Pdl e di dare un tocco di «lucida follia» erasmiana affidando il ministero di via Arenula a Pannella. Dove lo vedrebbero benissimo quelli dell’Osapp, il sindacato di polizia penitenziaria, già in festa: «Sarebbe una scelta stupenda!». Ma al ministero, Marco non andrà. E per il resto? Nel ‘94, i radicali non entrarono nel governo berlusconiano ma entrarono nella maggioranza. Non andò benissimo però, e durò soltanto un anno, la convivenza con il Cavaliere. Visto che la «rivoluzione liberale», annunciata dal leader di Forza Italia ed eterna aspirazione politica dei radicali, abortì sul nascere. La scommessa odierna è che un leader debole può sbloccare il sistema italiano più di un leader che si sente forte. Un classico paradosso alla Pannella. Che è insieme visionario e pragmaticissimo.
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