
Per liberarsi con una risata della questione "padania", basterebbe dire che quando il sindaco di Treviso ha svolto il suo intervento in stretto dialetto veneto, i lombardi non hanno capito una parola e se ne sono lamentati. Eppure la assise della Lega a "Vicensa" - come era scritto su uno striscione, più in spregio alla grammatica che in ossequio al dialetto - ieri ha dato da fare ai commentatori. È evidente che siamo nel campo artistico della sceneggiata dell'impareggiabile Mario Merola quando si evoca la "secessione" da parte di chi fino all'altro ieri era ministro, magari dell'Interno, e scalpita per ritornare ad esserlo.
Bossi poi ha fatto vedere una carta geografica, colorata dal figlio, in cui si prospettava una macro-regione comprendente la "padania", l'Austria e la Baviera, che non si capisce perché dovrebbe lasciare la Prussia per i terroni di Bergamo e Varese. Tutto ciò fa ridere rispetto ai tentativi secessionisti, seri, in Sicilia nell'immediato dopoguerra e in sud Tirolo negli anni 60. Qua siamo alle sceneggiate, ma non prive di malizia. Il progetto è infantile, ma fondativo. La Lega ribadisce che punta, come spiegava bene ieri Michele Brambilla sulla Stampa, al default italiano per restare nell'area euro a scapito del resto d'Italia. Un progetto farsesco, hanno ragione i giornali della destra che ora lo trattano come merita. Ma solo ora. Dovrebbero spiegare perché fino a pochi giorni fa tenessero tanto alla permanenza al governo di certa gente.
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