
Lo dicevo già tredici anni fa: le banche, in Italia, sono la metastasi del male. Lo pensavo, parlavo di “sistema perverso”, ma nessuno mi ascoltava. Poi, a mie spese, ho avuto la conferma che avevo ragione.
All’epoca avevo in banca un bel gruzzolo. Venni chiamato dal direttore dell’istituto di credito per farlo fruttare in investimenti, ma io non ne avevo alcuna intenzione. “Lasci i soldi lì, fermi”, gli risposi. Ma lui non mi ascoltò. Insistette, e io cedetti. Mi aprirono una linea di credito, fecero le loro operazioni e due anni dopo mi ritrovai con un terzo del denaro in meno.
A mio modo, per ciò che credevo prima e che ho sperimentato poi, sono stato un antesignano della guerra alle banche, ed è per questo che non potevo non appoggiare “#Sbanchiamoli”, l’iniziativa che i Radicali Italiani stanno presentando in questi mesi in tutta Italia.
Si tratta di una campagna che vuole puntare i riflettori sul legame esistente fra banche e partiti. Non solo: attraverso una petizione e una proposta di legge si intende mettere fine all’ingerenza della politica nelle scelte di distribuzione del credito. Cosa accade infatti oggi? Che i partiti, attraverso gli enti locali, controllano le fondazioni bancarie. E queste, a loro volta, scelgono gli amministratori delle banche, che decidono come distribuire il credito. Ne consegue una concessione del denaro ben poco trasparente, e sempre più dipendente dai legami esistenti fra “amici” e “amici degli amici”. La questione è ben spiegata alla pagina http://www.radicali.it/banche dove si può firmare la petizione e sostenere la campagna.
Quello del connubio banche-partiti è sicuramente un tema da approfondire. Perché gli istituti di credito, diciamolo, dovrebbero aiutare l’economia sana. E non concedere denaro e secondo parametri “amicali”. Ora, invece, attraverso i prestiti decidono la vita e la morte delle aziende, incarnando la forma moderna di schiavitù.
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