
I conti della sanità mettono alle corde i contribuenti del Lazio, già sul podio dei più tartassati d'Italia. Con dieci miliardi di debito e un deficit che naviga, da un decennio in qua, oltre il miliardo all'anno (760 milioni sarebbe la previsione per il 2011 ma tutti i segnali indicano che verrà ampiamente sforata), l'assistenza sanitaria trasforma la regione della capitale nella Grecia d'Italia.
«Non sono stati aggrediti i nodi all'origine dei costi», dice l'economista Marcello Degni, estensore del primo Piano di rientro dal deficit sanitario. «L'hanno fatta da padrone», spiega, «gli sprechi, la bassa produttività dei centri sanitari pubblici e privati, l'assenza di sistemi di controllo di gestione». «Di impegni», argomenta Degni, «la commissaria-governatrice Renata Polverini ne ha sbandierati tanti, ma la rotta non è stata invertita, anzi: il carico fiscale dovuto agli obiettivi mancati è destinato a inasprirsi».
Così, i cittadini del Lazio, i più spremuti d'Italia con un'addizionale Irpef alle stelle e un'aliquota Irap al livello massimo, dovranno tirare la cinghia anche per l'anno prossimo. Gli annunci e le assicurazioni della commissaria di governo, Polverini, di un abbassamento delle imposte si infrangono sui conti dei ministeri dell'Economia e della Salute, che sono tornati a strattonare la Regione per le «inadempienze» sul fronte del rientro dal deficit sanitario che naviga ancora molto al di sopra di quello atteso. Precisamente, di 284 milioni. È il differenziale tra il disavanzo tendenziale, stimato dall'esecutivo nazionale per il 2011 a un miliardo e 44 milioni, e quello che i «programmi operativi» della Regione fissano a 760 milioni. E il gettito fiscale degli aumenti di Irpef e Irap (787,5 milioni) non assicurerà la copertura necessaria di 257 milioni.
Così, il trasferimento agognato dei 600 milioni alla sanità del Lazio è rimasto al palo mentre qualche settimana fa il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ai fondi per l'Abruzzo. Per i cittadini e le imprese del Lazio, il mancato contenimento del deficit terrà alta la pressione fiscale, con l'addizionale Irpef all' 1,7%» e l' aliquota Irap al4,92. Sfumano, insomma, gli annunci della commissaria di veder ridotte le imposte rispettivamente all' 1,4 e al 4,87. Per credere, bisognerebbe leggere il verbale (segreto) steso dai dirigenti dei ministeri dell'Economia e della Salute coni quali, il 20 luglio scorso, si sono incontrati, la governatrice Polverini e il subcommissario Giuseppe Spada. «Si chiede», questa la prescrizione del governo, «di adottare tutti i provvedimenti per riportare la gestione dell'anno 2011 entro la cornice finanziaria programmata» . E si intimano «l'adozione e l'invio di tutti gli atti necessari» . «Altrimenti», è la minaccia, «saranno respinti dal sistema documentale».
Spendacciona, indebitata e in deficit, la sanità pubblica del Lazio non soddisfa neanche il fabbisogno di salute dei suoi cittadini. Per il 57,4% dei quali (quasi 6 su 10) è inadeguata. Parola dell'istituto di ricerche Eures e della onlus "Il diritto alla salute" che, intervistati al telefono oltre 2mila laziali, hanno redatto un rapporto con pollice verso sul Lazio dell'assistenza. E i tagli della manovra del governo, prevede Degni, «aggraveranno il quadro della sanità pubblica laziale territorio negli annidi saccheggi e scorribande». Intanto, ospedali gloriosi come il San Gallicano a Trastevere o il Santa Lucia sull'Ardeatina, rischiano di dover chiudere entro pochi mesi.
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