
19/11/10
Libero Quotidiano
La dichiarazione di Marco Pannella è di quelle sublimi, destinate a restare scolpite nella pietra solida della storia, e come aspettarsi di meno dal santone, dall’azionista unico del partito che non c’è, dal guru nazionale, che ora, a ottanta anni suonati, si concede anche l’acconciatura col codino bianco candido, e che forse si prepara nell’ordine a 1) stupire tutti o quasi, chi lo conosce bene sa che se c’è un corsaro nella storia politica italiana è lui e solo lui, che le regole le fa e le disfa come più gli aggrada, e che nessuno coglie le occasioni per entrare a gamba tesa come lui; 2) a far venire un attacco di nervi e forse anche di peggio alla sua pattuglia di eletti finora fieramente e un po’ sbracatamente antiberlusconiani, in testa quella Emma Bonino che a Berlusconi dovette la sua nomina a commissario europeo, dunque il salto di carriera, ma non gliene è mai stata grata; 3) a ricordare al Pd di Bersani e di chiunque dovesse sostituire il pallido emiliano, che con lui i patti sono un’eventualità, mai una certezza, un po’ come quei contratti d’affitto nei quali l’inquilino ha sempre torto; 4) a dimostrare a Fini, Bocchino, Granata e company che chi va per certi mari certi pesci piglia, che di voltagabbana è piena la Camera dei deputati, e che a volte calarsi le braghe bisogna, magari via video messaggio agli amici e alle amiche, ma è dura dopo tanta inutile ostentazione di muscoli. Chi vivrà vedrà, ma se fosse vero che di qui a meno di un mese il governo di Silvio Berlusconi dovesse avere la fiducia tanto agognata alla Camera alla faccia di Bocchino per contributo generoso e non disinteressato dei deputati radicali, allora sarebbe il capolavoro di Marco. Non mi sento orgogliosa di come vanno le cose, ma a la guerre comme a la guerre, al Cav non do torto se deciderà di accettare e umiliare così i quaquaraquà che lo hanno tradito.
«Quando si riconosce carattere e dignità di interlocutore politico al più antico partito nato in Italia, che sia Bersani, Berlusconi, Bossi o Di Pietro, noi riteniamo non solamente utile ma anche necessario un dialogo costruttivo sull’immediato e sulle prospettive». Questa è la frase consegnata alla cronaca di Marco Pannella dalla quale i maligni hanno ricavato la sensazione, nel corso della giornata trasformatasi in qualcosa di più, che il capo dei radicali potrebbe mettere i suoi sei eletti alla Camera nel numero di coloro che il 14 dicembre voteranno la fiducia al presidente del Consiglio.
Naturalmente il santone non sarebbe il santone se parlasse chiaro, se dicesse: "Eccoci qua, stavolta ti serviamo, e noi ci siamo stufati di giocare al popolo viola, non ci hanno dato niente, con Emma alla regione Lazio si è fatta una magra figura, che ci dai?”.
No, Marco Pannella "invita" il Premier Silvio Berlusconi a non trascurare la possibilità di una ripresa di confronto politico con i Radicali, e casualmente butta là che i sei deputati eletti nelle liste del Pd, ricordo i nomi Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Turco, Farina Coscioni, Zamparutti, al momento non hanno ancora sottoscritto la mozione di sfiducia all’esecutivo depositata alla Camera da Bersani e Di Pietro.
«Diventa urgente, caro Presidente del Consiglio - afferma Pannella rivolgendosi direttamente a Berlusconi - evitare quello che ti sta accadendo in questi giorni, per di più sempre più di frequente». Motivo per cui in nome del «dialogo e non per polemica sterile», Pannella rivolge al Premier «amichevoli e indiscutibili critiche» sulle sue dichiarazioni degli ultimi giorni. Perché «la dichiarazione quando nemmeno uscito dal Quirinale "o la fiducia o subito il voto" - critica Pannella - poteva unicamente essere fatta da un Presidente della Repubblica e in più di sessant’anni nessun Presidente della Repubblica ne ha fatta una di questo tipo». E perché «sono passati pochi giorni da quando, a seguito di una avventurosa e avventata dichiarazione del Ministro della Difesa, ti sei precipitato a dichiarare che la Costituzione prevedeva una determinata eventualità». E che quindi la possibilità di sciogliere anticipatamente solo la Camera «era non una possibilità ma un imperativo inesistente», «mai, ripeto mai, in più di cinquantacinque anni, attivata». Errori che, sembra far soavemente, ma io sento il sibilo, intendere Pannella, la riapertura di un confronto politico serio con i radicali avrebbero potuto impedire.
Vedremo. Lo spettacolo più bello, se le cose andassero in porto, sarebbe la faccia di Emma Bonino, una che è proprio di sinistra, tendenza comunista, e degli altri sei fino a ieri scatenati, se il santone andrà fino in fondo.
© 2010 Libero Quotidiano. Tutti i diritti riservati