
15/10/10
Avvenire
«In riferimento ad alcune sollecitazioni riproposte dalla stampa circa l'assistenza religiosa nelle strutture sanitarie, i vescovi toscani hanno ribadito l'importanza di questa presenza stabilita da una legge dello Stato e il sostegno a coloro che a vario titolo garantiscono una vicinanza e un conforto spirituale ai malati e ai sofferenti».
Lo si legge nel comunicato della Conferenza episcopale toscana diffuso a margine dell'assemblea ordinaria svoltasi all'Isola d'Elba. I vescovi della regione intervengono così in una polemica seguita ad un'interrogazione parlamentare dei senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca, ma soprattutto dopo analoghe iniziative a livello toscano, a partire dall'interrogazione del consigliere regionale socialista Pieraldo Ciucchi, appartenente al gruppo misto, che ha chiesto di chiudere la convenzione tra Regione Toscana e Conferenza episcopale toscana per la disciplina del servizio di assistenza religiosa cattolica nelle strutture di ricovero delle Asl per un «principio di equità e laicità». Dopo di che è stata la volta della Federazione della Sinistra e dei Verdi, che per bocca del capogruppo Monica Sgherri e del consigliere Mauro Romanelli ha prima chiesto numeri e costi dell'assistenza religiosa e poi chiesto il «blocco immediato» della convenzione perché «troppo onerosa per la Regione» e, in secondo luogo, per istituire un servizio volontario aperto anche ad altre religioni. L'azione, che sta assumendo le caratteristiche di un attacco alla presenza dei religiosi negli ospedali, si è poi allargata anche ad alcuni consigli comunali, dimostrando una vera e propria strategia per rimettere in discussione l'importante servizio previsto da una legge nazionale (la 833/78 sulla riforma della sanità in Italia) e attuato a livello locale da un protocollo sottoscritto dalla Regione e dalla Conferenza episcopale toscana in cui si definiscono diritti e doveri degli assistenti religiosi, assunti a ruolo o a convenzione.
Il protocollo, che come detto scaturisce dalla normativa statale e regionale in materia, trova supporto anche nella legge 21 del 1985 che ratifica l'accordo tra Repubblica italiana e Santa Sede. Ma già nel Concordato del 1984, all'articolo 11, si legge che i pazienti ricoverati in ospedale hanno «diritto alla libertà di culto e che alla loro assistenza spirituale provvedono ecclesiastici nominati dalle autorità italiane competenti, su designazione delle autorità ecclesiastiche». Ovviamente, tra i banchi del Consiglio regionale della Toscana non mancano le prese di posizione a favore dell'assistenza religiosa negli ospedali.
I cattolici del Pdl, del Pd e l'Udc hanno confermato che si tratta di un servizio fondamentale. «Ci sembra pretestuoso - ha detto in particolare il capogruppo Udc, Giuseppe Del Carlo - il perdurare della pseudo-denuncia contro il presunto scandalo dei sacerdoti in corsia. Puntare il dito contro quelle poche persone che ogni giorno portano conforto spirituale e non solo ai pazienti negli ospedali toscani ci sembra una provocazione evitabile. I mali e gli sprechi della sanità sono ben altri". Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi (Pd), risponderà ufficialmente in aula. Intanto però ha già dichiarato che «sull'assistenza religiosa ai malati rispetteremo le convenzioni e gli accordi che la Regione firma con la Conferenza episcopale toscana ormai da molti anni. La stragrande maggioranza dei toscani è cattolica e l'assistenza religiosa dev'essere garantita in coerenza con il Concordato. Voglio anche ricordare - ha concluso Rossi che non abbiamo mai negato l'accesso alle altre confessioni».
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