
John Elkann nel direttivo, Pier Francesco Guarguaglini (ad di Finmeccanica) e Giorgio Squinzi (patron della Mapei) nella nuova squadra operativa di Emma Marcegaglia.
E' il momento del rimpasto in Confindustria con code anche sulle "controllate" Sole 24 Ore e Luiss. Luca di Montezemolo potrebbe lasciare la guida dell'università confindustriale: al suo posto la stessa Marcegaglia, che però non ha ancorapreso l'ultima decisione. Le grandi manovre
sono partite in vista dell'assemblea di maggio e del secondo biennio di presidenza della prima donna al vertice di Viale dell'Astronomia.
Manovre che agitano le strutture territoriali, che suscitano ambizioni, che fanno emergere rancori, e anche vecchi e nuovi conflitti: tra grandi e piccoli, tra nord e sud, trale ex aziende Iri (Eni e Enel) e gli imprenditori "puri". Con il riassetto della grande lobby industriale (che nonostante qualche acciacco, per via della crisi ma non solo, continua a pesare sullo scacchiere politico) vanno in scena tutte le contraddizioni del capitalismo italiano: il ruolo delle famiglie ma anche la vitalità delle multinazionali tascabili; la voglia di mercato ma anche quella degli incentivi e dei sussidi.
La Fiat, azienda simbolo dell'industria made in Italy, avrà con Elkann, vicepresidente del gruppo, il suo rappresentante al vertice dell'associazione. E' stata una decisione concordata un mese fa a Torino tra la stessa Marcegaglia e il capo azienda Sergio Marchionne in occasione dell'avvio delle celebrazioni per il centenario della Confindustria.
L'ingresso di Guarguaglini nel comitato di presidenza va letto come una tregua nella sfida lanciata dai grandi gruppi controllati dal Tesoro (l'Eni di Paolo Scaroni e l'Enel di Fulvio Conti) che chiedono di contare di più negli assetti confindustriali, forti dei versamenti delle pesanti quote associative legate al numero di dipendenti. Scaroni fa già parte della squadra con una delega per la globalizzazione, con Guarguaglini entra l'azienda manifatturiera tecnologicamente più avanzata.
Per il niet della sua famiglia, Squinzi, a capo di un gruppo multinazionale con stabilimenti in
venti paesi, non si candidò per il dopo Montezemolo. Entrerà nel nuovo "governo" con la delega all'Europa. Manterrà anche la guida della Federchimica con l'obiettivo di diventare il presidente dell'associazione europea di categoria. Il peso della "lobby energetica" potrebbe costare la delega sull'energia, appunto, a Antonio Costato, attuale vicepresidente, espressione del Veneto inquieto e tendenzialmente leghista. Costato ha più volte preso posizioni non proprio compatibili con gli interessi dell'Eni e dell'Enel. La sua nuova delega potrebbe essere quella alla semplificazione, con la Marcegaglia che potrebbe avocare a sé quella sull'energia.
Dalla squadra della Marcegaglia uscirà Andrea Moltrasio, imprenditore chimico della bergamasca. Era sua la delega sull'Europa. Dice che vuole occuparsi dell'azienda e che dopo dieci anni di
impegno associativo è giusto dare spazio al ricambio. Ma c'è chi pensa, per via dello strettissimo rapporto che lo lega a Montezemolo, che la sua uscita sia strategica per candidarsi alla successione della Marcegaglia. «Ci sono amici che vorrebbero che io facessi questo passo - ammette Moltrasio - . Tra questi non c'è Montezemolo e comunque in questo momento sono io ad escluderlo». La scelta della Marcegaglia sulla Luiss farà capire anche lo stato dei rapporti tra l'attuale presidente e il suo predecessore. Pare non siano idilliaci.
Certo le voci sulla mossa di Moltrasio alimentano la tesi che la gara per la prossima presidenza sia ormai ai nastri di partenza. Con un nome a sorpresa che ha cominciato a circolare: quello di Ivan Lo Bello, capo della Confindustria Sicilia, il simbolo della rivolta degli imprenditori contro la mafia.
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