
Riforma degli ammortizzatori sociali, pensionamento flessibile, interventi di sostegno dell'imprenditoria e dell'occupazione giovanile e femminile. Non sono solo temi di discussione "accademici" e "per addetti ai lavori", ma il contenuto di alcune proposte di legge presentate bipartisan in Parlamento per intervenire sul welfare (attivo e passivo).
Complessivamente, da inizio Legislatura, vale a dire dal 29 aprile 2008, sono una quindicina i disegni di legge presentati da onorevoli e senatori di quasi tutti i gruppi politici per introdurre misure ad hoc per sostenere l'occupabilità dei giovani e modificare (o in alcuni casi, riscrivere tout court) l'attuale normativa su pensioni e ammortizzatori sociali. Un settore, quest'ultimo, che peraltro come evidenziato a luglio scorso dal rapporto sul mercato del lavoro del Cnel - non copre tutta la platea effettiva dei disoccupati. Ponendo infatti a confronto lo stock medio annuo degli indennizzati di fonte Inps (6o7mila nel 2010) con il dato sui disoccupati dell'indagine Istat (2,1milioni tra i 15-64 anni) si ottiene, sottolinea l'istituto guidato da Antonio Marzano, che il 28,9% delle persone rimaste senza lavoro abbia beneficiato di questi sussidi nel 2010. Un tasso di copertura che sale al 71,1% se si escludono quei disoccupati che in base alla normativa in vigore vengono a priori non ammessi a queste forme di sostegno (vale a dire: chi ha concluso un'occupazione autonoma, chi cerca un primo impiego, o i disoccupati di lunga durata). Di qui l'esigenza di una riforma dell'istituto dei sussidi, come chiesto a gran voce da alcuni parlamentari radicali (capeggiati da Elisabetta Zamparutti) che il 13 maggio 2008 hanno presentato alla Camera un progetto di legge di riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori e dei contributi sociali. Due gli obiettivi: creare un nuovo sistema organico di ammortizzatori sociali fondato su due soli istituti, un unico trattamento in caso di sospensione temporanea dal lavoro e un'indennità di disoccupazione in caso di passaggio dallo stato di occupazione a quello di disoccupazione.
E, in più, mettere in campo una strategia che preveda lo spostamento delle tutele e delle protezioni dalla garanzia del posto del lavoro all'assicurazione di una piena occupabilità durante tutta la vita lavorativa, attraverso strumenti assicurativi generalizzati, ma che siano di breve durata anche perché collegati a misure attive per la ricerca del lavoro e perla formazione. Puntano invece a introdurre un pensionamento flessibile, unificato per vecchiaia e anzianità, per tipologia di lavoro (dipendente, autonomo e parasubordinato), e per genere (uomini-donne), due disegni di legge, primi firmatari Giuliano Cazzola (Pdl) e Tiziano Treu (Pd), presentati, rispettivamente, a dicembre 2009 e gennaio 2010.
Entrambe le proposte normative mirano poi a riformare il sistema pensionistico pubblico ipotizzando l'introduzione di una pensione di base (finanziata dalla fiscalità generale) per garantire a tutti i cittadini anziani prestazioni minime adeguate, e una pensione di secondo livello, calcolata secondo il sistema contributivo, volta a garantire invece prestazioni aggiuntive in base ai contributi versati. Dell'onorevole Antonino Foti (Pdl) e altri parlamentari è il disegno di legge presentato alla Camera a settembre 2010 che prevede l'avvio di nuove micro imprese giovanili e femminili con il sostegno dello Stato. In pratica si punta a introdurre un regime agevolato (fiscale e previdenziale) per chi apre una azienda, con l'obiettivo di dare impulso all'imprenditoria e all'occupazione giovanile, ai minimi dopo questi annidi crisi.
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