
Fa bene il premier a rilanciare sulle riforme, sia istituzionali sia della giustizia. Gli italiani hanno votato Berlusconi, e tuttora gli attribuiscono l`azione del governo e sperano nei cambiamenti di fondo proposti dal Pdl: presidenzialismo, riduzione del numero dei parlamentari, una sola Camera legislativa, e, per ciò che riguarda la giustizia, separazione delle carriere, velocizzazione dei processi, imparzialità e non politicizzazione della magistratura. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E in attesa di vedere cosa farà in questa settimana il più determinato di tutti, cioè lo stesso Silvio Berlusconi, in materia di riforme e di giustizia, ieri è stato il turno di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, di scendere in campo. Secondo il combattivo Capezzone "va ribadito che se qualcuno, nell`opposizione, in qualche gruppo editoriale o in qualche `salotto`, spera di usare i processi come `tempi supplementari` delle elezioni, si sbaglia di grosso. Gli italiani hanno convintamente votato Berlusconi e non tollererebbero scippi o stravolgimenti dei loro voto". Ovviamente finché parla un portavoce tutto sembra più facilmente distinguibile tra bianco e nero, sia dentro sia fuori della maggioranza di governo. Le cose però non stanno tanto così dato che proprio all`interno del Pdl i finiani sembra non vogliano sentire parlare di "prescrizione breve" né di leggi ad personam. Significativa in tal senso l`intervista rilasciata dall`avvocato Giulia Bongiorno al "Corriere della Sera" e pubblicata lunedì. "I necessario che le misure per realizzare il condivisibile obiettivo della riduzione dei tempi dei processi siano accompagnate, se non addirittura precedute, da una serie di interventi concreti volti a mettere il sistema in condizione di celebrare i processi stessi"- ha detto la presidente della Commissione giustizia della Camera - "perché nel maneggiare lo strumento della prescrizione si deve tener conto che non è ordinando sic et simpliciter di ridurre i tempi dei processi che si trasforma un ordinamento arrugginito in una macchina ben oliata ed efficiente: esiste insomma il fon, dato timore che, introducendo una soluzione che il sistema non è in grado di sostenere, si porrebbe una pietra tombale sopra una serie di vicende processuali che magari proprio adesso stanno, con enorme ritardo, volgendo al termine". In realtà, a ben vedere, se si volesse evitare questa forma di "amnistia mascherata", come l`ha definita la capogruppo al Senato del Pd Anna Finocchiaro, l`unica cosa da fare sarebbe quella di seguire il consiglio di Marco Pannella e porre mano a una genéralizzata amnistia dichiarata per i reati bagatellari, che comprendono anche la truffa, il furto, l`appropriazione indebita, alcune ipotesi meno gravi di ricettazione, il piccolo spaccio di droga e i reati legati all`immigrazione clandestina, per poi potere agire sulla diminuzione sia dei tempi dei processo sia sulla prescrizione. Insomma occorrerebbe azzerare l`arretrato. Ma per fare questo ci vuole una volontà politica bipartisan che ieri certo non si intravedeva. Da parte sua il ministro di Giustizia Angelino Alfano ancora una volta intervenendo in un consesso dove avvocati e magistrati discutevano assieme di riforme in quel di Caltanissetta ha solennemente affermato che "il governo, il ministro della Giustizia, non ha nulla in programma sul tema della prescrizione". Poi però ha aggiunto un po` sibillinamente che "se la maggioranza si determinerà a presentare un disegno di legge in tema di prescrizione io, come il Governo, ne valuteremo l`impatto sui processi ed esprimeremo l`opinione sulla proposta della maggioranza in materia di efficienza processuale". La palla, anzi la parola, passa quindi agli avvocati del Cav eletti in Parlamento, a cominciare dal mitico Niccolò Ghedini cui gliene si attribuisce sempre almeno una in più di quelle che lui stesso pensa. E ieri persino un moderato come è considerato in seno al Pd Enrico letta ha affidato alle agenzie una dichiarazione secondo la quale "con Ghedini non si tratta". Va bene riforme dunque, per l`opposizione, purché non riguardino i problemi personali e giudiziari del premier. Una posizione di comodo attendismo, tipica del famoso "perro", cioè cane, da guardia, "qui ni comes ni deja comer", cioè che "nè mangia né lascia mangiare", si intende gli altri cani. E non ha torto Denis Verdini che l`altro ieri nella intervista rilasciata al "Giornale" denunciava questo tipo di ipocrisie della sinistra cui fa comodo far finta che dal 1994 a oggi il Cavaliere Silvio Berlusconi sia stato trattato dai pm italiani come fosse un cittadino uguale a tutti gli altri e non al contrario accanendosi contro di lui fino a far spendere alla collettività centinaia di milioni di euro con l`unico scopo di eliminarlo dalla vita pubblica e politica italiana.
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