
Per ricordare Giorgiana Masi e «tutte le donne vittime di violenza», alcune centinaia di persone hanno partecipato ieri ad una manifestazione dallo slogan «Nessuna marcia sui nostri corpi». Il corteo, partito da Campo de’ Fiori, è terminato a Ponte Garibaldi: lì fu uccisa il 12 maggio del 1977 Giorgiana Masi, 19 anni, colpita da un proiettile calibro 22 alla schiena durante una manifestazione dei Radicali che avevano indetto un sit-in a piazza Navona. Tra i partecipanti, oltre a rappresentanti dei collettivi e dei movimenti delle donne romane e di Sel, il candidato a sindaco di Roma Sandro Medici e l’esponente di Sel e candidato a consigliere comunale, Gianluca Peciola. «Roma ha lanciato il suo grido di libertà contro l’oscurantismo cattolico», ha detto Medici riferendosi alla «Marcia per la vita» che si è svolta ieri per chiedere, tra l’altro, l’abolizione della legge 194. Tornando alla morte di Giorgiana Masi, Peciola ha sostenuto come «durante la manifestazione che celebrava la vittoria referendaria sul divorzio, alcuni agenti aprirono il fuoco uccidendo Giorgiana». Peciola ha osservato inoltre come «a questa giornata della “Marcia per la vita” abbiano aderito organizzazioni di estrema destra, una vera provocazione. I diritti conquistati dal movimento delle donne vengono insultati dalla Roma dell’integralismo e del neofascismo che sfila militarizzata nel centro della città». «Abbiamo deciso di scendere in piazza - ha ricordato Medici non solo per denunciare l’applicazione a proprio piacimento del Protocollo sui cortei di Alemanno, ma per ribadire il diritto a manifestare, difendere la libertà delle donne e dare voce a chi su divorzio, aborto e diritti, non vuole un ritorno al passato».
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