
01/09/10
Europa
Chi non capisce i vantaggi « dell'intesa tra Italia e Libia - ha detto Silvio Berlusconi lunedì scorso - appartiene al passato. Noi invece guardiamo al futuro». Ahinoi, a un futuro senza memoria. Il giorno prima, il presidente del consiglio aveva liquidato come folklore il seguito che accompagnava il Colonnello a Roma. Purtroppo lo sfarzo gheddafiano non ha a niente delle tradizioni del popolo libico: dall'avvento della Grande Repubblica Jam h riyya araba di Libia Popolare e Socialista per mano dello stesso Gheddafi, la Libia vive in uno stato di terrore permanente imposto da un regime sanguinario che distrugge libertà usi costumi e cultura libici.
Berlusconi ha poi affermato che c'è di che rallegrarsi dell'accordo siglato nel 2008 perché portatore di benefici a tutti, omettendo di ricordare che la dittatura libica concede prebende solo ai clan vicini al regime e che gli italiani espulsi dalla Libia non hanno visto un centesimo di quanto promesso in sede di ratifica del trattato. I benefici sono esclusivamente per le oligarchie politico-economiche. Le coreografie di Gheddafi sono il fumo negli occhi per il "grande pubblico" che non deve esser informato su come la Libia abbia recuperato il proprio posto nella comunità internazionale.
Autori dello sdoganamento Berlusconi, ma anche Bush e Blair. Dietrologia? Vediamo. Dal gennaio 2003 Marco Pannella denuncia come il combinato disposto delle pressioni del complesso militare industriale Usa e l'amicizia tra Berlusconi e Gheddafi abbia boicottato l'unica vera alternativa alla guerra in Iraq: l'esilio per Saddam Hussein. Secondo un dossier preparato dai Radicali sulla base di informazioni pubbliche, Saddam era disponibile all'esilio già dal 2002. Quella opzione fu demolita il 1 marzo del 2003 al vertice della Lega araba di Sharm el Sheik. Con dettagli resi noti da Emma Bonino - in quei mesi al Cairo - Gheddafi approfittò della diretta dei lavori, prese improvvisamente la parola per attaccare i reali sauditi dando loro dei venduti perché avevano messo a disposizione dell'esercito Usa il sacro suolo d'Arabia. Il duro scambio che ne seguì interruppe la diretta su Al Jazeeera e al Arabya e stravolse i lavori che, tra le altre cose, avevano in agenda l'adozione di una mozione che invitasse Saddam ad accettare l'esilio. Eppure la proposta pannelliana dell'esilio era stata fatta propria dal governo a seguito di una mozione adottata a metà febbraio 2003 dalla camera.
Al momento di dare seguito alle delibere parlamentari, come si evince da un documento spagnolo desecretato nel settembre 2007 (e pubblicato su El Paìs e il New York Times) Berlusconi, invece di giocare la pace possibile, la boicottò accodandosi a Bush, col silenzio assenso di Blair, e le inascoltate preoccupazioni di Aznar. Da allora alla Libia è stata garantita l'elezione ai più prestigiosi incarichi dell'Onu, uno sdoganamento volto a rendere Gheddafi partner strategico dell'Occidente (definizione di D'Alema). Ecco però apparire oggi chiara la strategia di Gheddafi quando dichiara che «per fermare l'immigrazione clandestina la Libia chiede all'Europa, davanti a milioni di immigrati che avanzano, almeno 5 miliardi di euro Fanno» e che tale richiesta, ma forse andrebbe chiamata estorsione, è «sostenuta dall'Italia».
Il futuro a cui guardano Berlusconi e Gheddafi vuole mettere anche l'Unione europea in ginocchio davanti al Colonnello. Essendosi l'Italia aggiudicata la golden share per la costruzione delle infrastrutture libiche c'è da temere che presto quei "milioni di immigrati" verranno rilasciati dai campi di prigionia libici e fatti arrivare sulle coste europee. Per salvare migliaia di vite umane, occorre smascherare le tattiche dello stratega di Tripoli e, al contempo, continuare ad indagare sul passato per individuare e imputare le responsabilità politiche dello sdoganamento di uno dei peggiori regimi del mondo che gode di ottime amicizie nei salotti politico-finanziari d'Italia.
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