
Se la linea di Pannella non è passata - se l'apparentamento con Storace è rimasto sulla carta - è anche perché parte della base ha sfidato il leader con una pratica a lui cara, quella dello sciopero. Ora, certo, si può anche credere al «problema tecnico» per spiegare il divorzio lampo tra Pannella e Storace, ma il fatto è che sicuramente un problema tecnico c'è stato davvero: nella giornata di sabato, a Roma, i banchi per la raccolta delle firme erano quasi introvabili. Alcuni hanno chiamato il centralino del partito, ma spiegazioni ne hanno raccolte poche: si sono sentiti rispondere che in effetti per firmare era stata annunciata quella piazza o quella via perché lì era prevista la raccolta. Invece, ciò che non era stato previsto, dopo l'annuncio dell'accordo con Storace, era lo sciopero dei banchetti. La rivolta della base ha sorpreso Giuseppe Rossodivita, il quale, almeno al momento, è il candidato governatore dei Radicali; spiega lo stato di cose nel partito apparentemente parlando di cose private, di sé: «Sto a casa con la febbre ma non è per la febbre che rimango a casa». Una parte del gruppo dirigente non riconosce più la base, la accusa di essere Radicale-chic, di non essere più disposta a seguire Pannella nelle sue provocazioni, fossero anche solamente a fini elettorali, di «sopravvivenza - come dice Rossodivita - perché il problema del quorum ce lo siamo posto per continuare a svolgere in consiglio regionale attività politica, come abbiamo fatto fin qui». Di certo però dopo l'annuncio dell'accordo con Storace, i Radicali - almeno alcune delle correnti, delle associazioni, dalla Coscioni a quelli di Staderini - è andato in fibrillazione: molti si sono tolti dalle liste, quelli che dovevano raccogliere firme hanno attuato lo sciopero dei banchetti, «e in più ci sono stati gli insulti, in Internet mi hanno scritto che volevano vedermi appeso a testa in giù come a piazzale Loreto. Una reazione violenta che non pensavo potesse arrivare dalla base radicale e dalla sinistra». E in questo terremoto, forse non ancora terminato, ora c'è la salita della raccolta firme: vero che già ieri almeno parte dei banchetti era tornata dove doveva essere, ma altrettanto vero che superare lo sbarramento per i Radicali, soli come paiono intenzionati ad andare, sembra una specie di impresa. Il simbolo è nuovo - «Amnistia, giustizia e libertà», visto che Emma Bonino ha chiesto di togliere il suo nome - il candidato non gode di eccessiva popolarità, e i sondaggi raccontano di intenzioni di voto che, per i radicali, sarebbero bassissime. «Se ci fosse un'informazione libera - attacca ancora Rossodivita - accanto al simbolo di Ingroia e Monti si vedrebbe, nei tg, sui giornali, anche il nostro». Anche questa - l'informazione «libera e non partitocratica» - è vecchia battaglia Radicale, che però dopo l'accordo con Storace si sono trovati con una difficoltà in più: il simbolo era sparito non solo dai tg, ma anche dai banchetti.
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