
Prima di tutto il «ritocchino» al regolamento attuativo della par condicio, grazie all`accordo con il PdL per rivedere la legge subito dopo le regionali (ma l'obiettivo della maggioranza è quello di
mandarla in pensione). Subito dopo applicazione del «metodo Villari», (il senatore del Pd nominato presidente della commissione e poi rimosso con un vero e proprio colpo di mano della sinistra) nei confronti di Marco Beltrandi, il Radicale eletto nelle fila del Pd e autore del regolamento sulla par condicio, contestato dai conduttori Rai e avversato da tutto Pd.
Insomma con un colpo di spugna e con un colpo di mano la sinistra vuol riportare le lancette dell`orologio della Rai, al minuto prima in cui è stato approvato il regolamento contestato. Un riposizionamento che al PdL non crea particolari imbarazzi, avendo ottenuto una sonante vittoria politica, ovvero aver dimostrato a tutti che la par condicio è una legge sbagliata nel merito e nel metodo, mentre alla sinistra garantisce la possibilità di non fare una campagna elettorale con una gamba ingessata.
Il primo atto per il ritorno all`antico si è consumato ieri, con la riunione dell`ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza. Sergio Zavoli, presidente bicamerale, avrebbe voluto modificare subito il regolamento sulla par condicio, ma avendo incassato il no del PdL, si è limitato a sottolineare che tale compito spetta «al plenum della Commissione». Ora resta solo da convocare la commissione visto che il grimaldello per scardinare il lucchetto messo alla Rai da Beltrandi è già stato individuato. Articolo sei, comma quattro. Ai non addetti ai lavori, articolo e comma non dicono nulla. Ma ai conduttori dei programmi d`informazione della Rai, da Vespa a Santoro, da Floris alla Gabanelli, e alle anime belle della sinistra che hanno strillato come aquile contro il regolamento della par condicio approvato dalla commissione di Vigilanza, dicono tutto. «Le trasmissioni d`informazione, con l`eccezione dei notiziari, a partire dal decorrere del termine ultimo per la presentazione delle candidature, sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica». Tradotto significa che Ballarò, Porta a Porta, Annozero, per citare le trasmissioni maggiormente coinvolte, dovrebbero ospitare tutti i candidati diventando una sorta di tribuna elettorale supplementare. E visto che restare lontano dal video, per giunta in campagna elettorale, non piace a nessuno, maggioranza e opposizione sono al lavoro per cancellare quel comma dal regolamento. Comma che rischia «d`ingessare» la Rai, mettendo contemporaneamente Mediaset in serie difficoltà.
Il Pd, una volta cancellato quel comma è intenzionato ad addebitare il conto al Radicale Marco Beltrandi, relatore e autore del regolamento contestato. Per farlo è intenzionato a seguire lo stesso metodo adottato per estromettere Villari dalla presidenza della commissione di vigilanza. Prima la sconfessione politica con il voto assieme al PdL per l`abolizione del comma, poi la richiesta di ritiro del regolamento. Ovvio che il Pd punti all`uscita dal partito di Beltrandi, diventato un "inquilino" troppo scomodo. A supportare questa tesi ci sono vari indizi. Prima di tutto la girandola di riunioni e consultazioni fra esponenti del Pd e delPdL, tutte mirate a mettere a fuoco la strategia da adottare in occasione della Vigilanza Rai prevista martedì prossimo. Poi c`è la posizione dell`Italia dei Valori che, a sorpresa, parla di necessità di«modifica al regolamento della par condicio». Infine l`irruzione sulla scena del nuovo contratto di servizio che parla di lotta all`evasione del canone Rai. Un argomento che piace a tutti, ma necessita dell`intesa fra maggioranza e opposizione per essere approvato.
Infine, a complicare ulteriormente il quadro, ci pensa Sky che si è rivolta al Tar del Lazio per sollecitare la fissazione di un`udienza nella vertenza contro l`Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni sui faccia a faccia tra i candidati premier in tv.
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