
II primo importante banco di prova per ciascuno dei 162 parlamentari del Movimento 5 Stelle sarà l’elezione del presidente della Repubblica. A dar retta all’opinione pubblica espressa in decine di sondaggi in questi anni e al comune sentire, il candidato dovrebbe avere una biografia diversa da quella di un ceto politico ormai sfiduciato, godere di credibilità internazionale e, per molti italiani, essere finalmente una donna. Rimane Emma Bonino. E se per i grillini l’opinione pubblica conta, c’è da chiedersi perché non la prendano in considerazione. Del resto nel lontano 1997 Grillo la definì «l’ultima romantica della politica».
Dieci anni dopo di quella stima non vi è più traccia. Sul finire del 2007 tutta l’Italia è macchiata da un’ondata di intolleranza razzista. Era l’anno dell’ingresso della Romania nell’Ue e del diritto dei suoi cittadini di circolare nei paesi dell’Unione al pari dei cittadini degli altri paesi membri. A fine ottobre ci fu l’omicidio della signora Reggiani a Roma, enfatizzato dai media quando si scoprì che l’assassino era di origine rumena. Poco dopo ci fu il rogo del campo nomadi di Ponticelli a Napoli come reazione alla falsa notizia del tentato rapimento di un bambino da parte di una giovane rom, seguito da altri omicidi e da altri casi di violenza razziale a Pisa e a Torino, fino allo stupro della Caffarella. Tutti processi aperti da accuse che poi cadranno nel giro di pochi mesi. Questa psicosi collettiva, determinata dalla paura del rumeno e dal rigetto del rom, spinse a concedere ai sindaci la facoltà di espulsione dei cittadini rumeni. Il sindaco di Roma Veltroni arrivò a definirli «una tipologia che ha per caratteristica la criminalità». Sarà Alemanno a vincere le elezioni a Roma. Mentre tutto ciò accadeva l’indagine Istat 2007 documentava come al contrario si registrasse una diminuzione dei reati più gravi e come la violenza sulle donne fosse in massima parte dovuta a delitti avvenuti in famiglia. Pubblicazioni come il «Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione» del 2012, compilato dalla Fondazione Leone Moressa, oggi completano il quadro sfatando il luogo comune secondo il quale «gli stranieri rubano il lavoro». Al contrario come l’occupazione straniera è complementare a quella degli italiani.
A diffondere quei dati reali erano in pochi. Non certo Beppe Grillo che anzi sul suo blog inaugurava la sua campagna personale contro Emma Bonino, rea da ministro delle Politiche Comunitarie di aver «spalancato le porte», «i sacri confini della Patria» a «30 milioni di cittadini rumeni» (i nuovi rumeni furono poi poco più di 300 mila): «Si tolga la giacchetta da stilista e si dimetta subito». A questi attacchi Grillo fece seguire la storia della sua appartenenza a Bildeberg, indicata come la nuova Spectre della finanza mondiale (in realtà fu invitata una sola volta, da commissario europeo, a tenere un intervento sulla pesca atlantica in una discussione organizzata dalla Trilateral Commission). Ma se nel 2007 per Grillo 30 mila rom, sono un’urgenza drammatica («un vulcano, una bomba a tempo»), sul tema dell’immigrazione, come ad esempio sul superamento dello ius sanguinis, resta aperto a posizioni leghiste. Non a caso il secondo contributo elettorale più importante al M5S è venuto dalle Lega. Ma la parlamentarizzazione del movimento e le biografie di molti eletti, offrono alcune speranze per quando si dovranno affrontare temi concreti sui quali sono già pronte proposte meramente di buon senso. Se la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Repubblica prendesse seriamente piede, gli eletti della lista Cinque Stelle e lo stesso Grillo avrebbero l’occasione di riscattarsi da quegli errori. E ci sarebbero tutti i presupposti per dar voce in parlamento a un opinione pubblica che da11999 le ha con continuità rinnovato la propria fiducia, non come arbitro interventista nella politica italiana, ma per incarnare al vertice delle istituzioni la funzione di garante del rispetto della Costituzione.
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