
«Non ci piegheremo mai». Anzi, se c'è da combattere, combatteremo: queste le parole del raìs siriano, Bashar Al Assad, che, scaduto l'ultimatum della Lega Araba, incurante della pressione internazionale sul suo regime perché faccia cessare il bagno di sangue e del fantasma di un possibile intervento dell'Onu, lancia il guanto di sfida alla comunità internazionale. Le organizzazioni per i diritti umani parlano di nuove vittime della repressione anche ieri, e affermano che la resistenza armata s'è fatta sentire con un attacco con almeno due granate contro il quartier generale a Damasco del partito al potere, il Baath. Attacco però negato dal regime. Ma a dominare la scena è la dichiarazione, pubblicata dal londinese Sunday Times, in cui Assad dice che «il conflitto continuerà così come la pressione per assoggettare la Siria», ma che «la Siria non si piegherà mai», e che lui è pronto a «combattere e a morire» se necessario.
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