
29/11/10
Il Secolo XIX
Staccare o no la spina quando la vita sembra aver perso ogni senso, dignità? Salvo sorprese in extremis, peraltro escluse da Fabio Fazio e Roberto Saviano, stasera la quarta e ultima puntata di "Vieni via con me" non concederà ai movimenti pro-life il diritto di replica. Nonostante l’indicazione di segno opposto venuta giovedì dal cda della Rai e una schidionata di accuse, inclusa «la mancanza di umanità», la decisione dei due conduttori non pare vacillare. Intanto, un po’ come era successo dopo la protesta del ministro Maroni sui terni dell’infiltrazione mafiosa al nord, altre trasmissioni si sono fatte avanti. Ieri lo spazio "Arena" di Massimo Giletti all’interno di "Domenica In"; in settimana "Porta a porta" di Bruno Vespa, il quale ha annunciato una puntata speciale, senza politici e commentatori dedicata «alle persone che vivono in stato vegetativo persistente, assistite da familiari che hanno cambiato completamente le loro abitudini di vita e di lavoro per stargli accanto». Come se Mina Welby e Beppino Englaro non l’avessero fatto per anni...
Naturalmente l’argomento è delicato, investe da vicino le coscienze e il rapporto con la morte, contempla esperienze dolorose affrontate in modi diversi, insomma non riguarda solo il confronto fra laici e credenti. Ma, nel crescere impetuoso della polemica, la dimensione politica purtroppo ha finito col sovrapporsi a quella etica. "Fateli parlare" ha titolato per giorni "Avvenire", in una sorta di sdegnata contro-campagna. «Lasciatevi sorprendere dalla vita che resiste, dall’amore che cura» ha implorato Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli. «Chiediamo che sul servizio pubblico sia data voce ai disabili gravissimi che ogni giorno innalzano, insieme alle loro famiglie, un meraviglioso inno alla vita» ha protestato Pier Ferdinando Casini, attaccando duramente Fazio.
La posizione degli autori di "Vieni via con me" è nota. «Concedere un cosiddetto diritto di replica alle associazioni pro-vita signifcherebbe avallare l’idea, inaccettabile, che la nostra trasmissione sia stata pro morte» hanno spiegato. Aggiungendo: «Un programma di racconti, come il nostro, non ha la pretesa né il dovere né la presunzione di rappresentare tutte le opinioni. Non siamo un talk-show, non siamo una tribuna politica». La questione di principio è parsa tuttavia debole alle associazioni pro-life, che hanno reagito sostanzialmente così. Prima contestazione: e che diamine, vi era stato chiesto soltanto di far parlare i genitori di ragazzi che sono in stato vegetativo da anni e non vogliono lasciarli andare. Seconda contestazione: l’eccezione è già stata fatta con Maroni, a quanto pare esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, e dunque Fazio si comporta da debole con i forti (il ministro leghista), e da forte con i deboli (i familiari dei malati).
Non se ne esce, purtroppo. E però gli autori di "Vieni via con me" hanno tutto il diritto di ribadire lavoro contrarietà all’ipotesi del botta e risposta. Non è il «non possumus di sua Santità la tv» e neanche il «dogma della libertà autoriale», bensì la rivendicazione di una legittima autonomia espressiva, editoriale, artistica. Chi l’ha detto che il servizio pubblico, con le maiuscole o meno, debba essere un continuo balletto del pro e del contro? Fazio e Saviano, a proposito del testamento biologico, custodiscono una convinzione che onestamente affidano al racconto inciso sulla pelle viva di alcune persone. Non piace? Legittimo che un punto di vista opposto, volto a dar voce ad altre famiglie, altre storie di malattia, altre convinzioni religiose, trovi accoglienza in tv, ma non necessariamente a "Vieni via con me". Proprio come sta succedendo oggi con Giletti e Vespa, domani magari con Vinci e Paragone. Dove sta lo scandalo. il vulnus alla pluralità?
A meno che non abbia ragione Aldo Grasso. Il critico, peraltro poco tenero verso il format adottato da Fazio e Saviano, s’è chiesto se l’animosità con cui molti reclamano una presenza in video del movimento pro-life non derivi esclusivamente dal successo clamoroso, pure inatteso. riscosso dalla trasmissione. A occhio. è andata così. "Vieni via con me", piaccia o meno nella sua programmatica perorazione politically correct, ha dimostrato che si può fare una tv popolare ma non incendiaria, orientata ma non mistificatoria, toccante ma non piagnona. Imporre un diritto di replica sul "fine vita" ha poco senso. Verrebbe male, come il finto elenco di Maroni. Se invece gli autori ci ripensano, be’ allora è un altro discorso.
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