
Se alle primarie vincesse Matteo Renzi non ci sarà alcuna spaccatura del Pd. Lo dice lo stesso sindaco di Firenze in una videochat a la Stampa, intervistato dal vicedirettore Massimo Gramellini: «Qualcuno la minaccia perché vuole consenso elettorale» ma dopo le primarie «chiunque vinca il Pd sarà più forte».
I rapporti con il partito
«Se vinco - spiega- non credo che Fassina metterà a disquisire del mio programma economico ma è un iscritto al Pd e rispetterà chi ha vinto. Se vince Bersani non è che io gli impongo le mie regole perché in un partito si sta anche quando non si condivide tutto ma molto. E poi se lo vede lei il partito di Fassina? Il Pdf...neanche fosse un documento internet...».
La sfida al gruppo dirigente
«Parte del gruppo dirigente -prosegue- non ci sopporta. Noi abbiamo detto: se perdiamo saremo leali e rispettosi, se vinciamo cambiamo il Paese e anche l’idea di sinistra». Renzi si chiede «perche’ un partito che si chiama democratico ha paura del confronto? Quando ho presentato le mie idee ai cittadini non ho visto il risentimento che ho visto nel gruppo dirigente, che forse ha paura di perdere la seggiola».
I riferimenti internazionali
«Abbiamo cercato di spiegare che il progetto di scardinare il vecchio sistema di potere del Pd ha tutti i connotati per definirsi di sinistra. Non siamo il brutto anatroccolo della famiglia di sinistra, siamo nella tradizione blairiana, in quella dei democrat americani. Siamo di sinistra anche noi».
Il caso Melandri
La nomina di Giovanna Melandri a presidente del Maxxi? «Della serie facciamoci del male, io non l’avrei fatto» dice Renzi. «C’è una vita fuori dalla politica - ha aggiunto - c’è un mondo, la bellezza delle relazioni, mettersi in gioco nel privato, come è possibile che ci sia ancora una via d’uscita come il Maxxi quando esci dal Parlamento?». «Il Ministro Ornaghi e la Melandri hanno sbagliato, dopodiché ognuno farà quello che gli pare. Non credo si sia fatto un favore al Maxxi».
Obiettivo maggioritario
Se il Pd facesse una iniziativa anticasta sottrarrebbe voti ai grillini, è la tesi di Renzi, che illustra la sua idea di partito al 40%: «Il 40% che immagino deriva dallo sfondare tra i moderati ma anche dal recuperare tra i grillini. Se il Pd avesse il coraggio di dire facciamo noi la manovra anti-casta, dimezziamo i parlamentari e aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti, se lo dicesse Bersani Beppe Grillo passerebbe a percentuali da prefisso telefonico».
«C’è un modello che ha in testa Bersani - spiega Renzi - che è un solido partito socialdemocratico che fa allleanze, è legittimo ma è un discorso di verso con quello del Lingotto, della cosiddetta vocazione maggioritaria».
Monti al Quirinale
No al Monti bis, ma il Professore potrebbe svolgere un ruolo autorevole come alta figura istituzionale, ad esempio al Quirinale. Dopo aver ribadito il suo no al Monti bis, perché «chi vince le elezioni governa», Renzi ha affermato che il premier ha però ridato autorevolezza all’Italia a livello internazionale e dunque spera che in futuro possa avere «un ruolo politico importante». Il Colle? «Quello è un ruolo di autorevolezza che va nella direzione da me auspicata. Chi sarà in Parlamento deciderà, Monti ha fatto molto bene nel recupero di ruolo, mi sarebbe piaciuto un po’ di coraggio di più da alcuni ministri».
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