
Il primo segnale della cresciuta disaffezione degli elettori verso le urne è venuto con i dati di afflusso ai seggi delle 12. con una partecipazione al voto del 9,7 per cento e un calo del 2,9% rispetto a cinque anni fa. Segnale che ha trovata conferma nella rilevazione delle 19 più che raddoppiandosi Infatti, nelle 13 Regioni ìn cui ieri si è svoltala prima giornata elettorale, nell’ora in cui solit mente più della metà degli elettori si è già recata ai seggi. i dato di affluenza era del 34 pee cento, cioè 7.1 punti in meno delle precedenti Regionali del 2005 e ben 14,7 in meno delle politiche del 2008. 1 dati sulla diserzione dei seggi dovevano poi accentuarsi con il rilevamento di chiusura giornata che portava il calo a meno 9, coli
un’affluenza dei votanti al 46j à per cento. Dato che si colloca 25,2 punti al di sotto del 71, per cento di partecipazione toccata dagli elettori nelle regionali del 2005. II lunedì mattina di quella tornata votò il 16 per cento del corpo elettorale, nell’improbabile caso - visto dal trend di ieri - che si ripetesse quello stesso afflusso alle urne fino alle 15 di oggi il dato finale sarebbe sempre di una diecina di punti sotto al 2005.
I dati di ieri confermano la sensazione, andata progressivamente montando nel corso della caotica campagna elettorale appena conclusasi, che alla chiusura dei seggi di’oggi ale 15 ci si sarebbe trovati di fronte a un record di astensionismo.
Sondaggisti di lungo corso, già dopo i dati di mezzogiorno, hanno cominciato a paventare una discesa «sensibile» della partecipazione al voto qualificandola al di sopra del 5 per cento. Dopo le 19, gli stessi esperti di rilevazioni apparivano costretti a rettificare meno pessimistiche previsioni sull’affluenza alle urne fatte personalmente alla vigilia del voto, e a porre quello che era sembra o solo un incubo, cioè un calo prossimo al 10 per cento, nel novero delle cose possibili.
Naturale che, assieme alle congetture sulle cause della accentuata diserzione delle urne, a tutti si ponga l’interrogativo delle conseguenze sul risultato elettorale di un’astensione così forte. Ma è evidente che ragionamenti di questo tipo risulterebbero prematuri se non fuorvianti prima dell’apertura delle urne. E possibile però osservare le differenze nella diversa distribuzione dell’astensione nelle varie Regioni, dove spicca la punta astensionistica del Lazio. Regione che è stata teatro dell’aspra polemica sulla non ammissione della lista per la provincia di Roma del Pdl, che potrebbe in parte spiegare perché alle 22 di ieri gli elettori laziali presentatisi ai seggi sono stati il 43.4 per cento con un calo del 12,4 rispetto alla tornata precedente, il più alto tra tutte le Regioni andate al voto.
Ma questa spiegazione non sembra collimare con il dato che vede l’affluenza nella provincia di Ronfa (42,6 con un calo del 13%) dove era assente la lista del Pdl, non discostarsi troppo da quella delle restanti province della Regione dove le liste Pdl erano presenti.
Poco più confortanti i dati sull’incremento dell’assenteismo delle altre Regioni rispetto ai dati di cinque anni fa, che al rilevamento delle 22 sì distribuivano nella forbice tra il 10,6 della Toscana e il 5.7 della Basilicata. Ma ecco l’affluenza di ieri nelle 13 Regioni interessate al voto: Lombardia 49,3% votanti ( 9,4): Piemonte 47,6% votanti (-7,9); Liguria 43,5 votanti (-9): Veneto 49,2 votanti (-7,1): Emilia 51.5 votanti (-9,6); Toscana 44,0 votanti (-10.6): Puglia 44,0 votanti (-9,3): Marche 44,9 votanti (-9,8): Umbria 46,3 votanti (-9.9); Campania 43.3 votanti (-6,6): Basilicata 45.3 votanti (-5.7): Calabria 41,0 votanti (-6,9). Da questi dati salta all’occhio che i maggiori incrementi dell’assenteismo si verificano
nelle Regioni soprattutto del Centro dove maggiore era l’abitudine della partecipazione al voto. Minore invece la tendenza all’accentuazione della disaffezione alle urne nelle Regioni del Sud che tuttavia restano nella parte bassa della classifica per quanto riguarda l’affluenza assoluta alle urne.
Ma ieri è stata la volta anche di un turno elettorale in quattro Province e 462 Comuni tra cui nove capoluoghi. In una di queste Province l’afflusso ai seggi è andato in controtendenza rispetto all’accentuarsi dell’astensionismo nelle regionali. Infatti ad Imperia ha votato il 43,1 per cento degli aventi diritto contro il 40 della tornata precedente. In calo, invece, l’affluenza a L’Aquila con il 47 per cento contro il precedente 58.8. Calo vistoso anche a Viterbo: 48,8 rispetto al 60% delle ultime provinciali. Un po’ più contenuto il calo a Caserta: 48.8 a fronte del 56,2 di cinque anni fa.
Per quanto riguarda i Comuni capoluogo, nove in tutto l’affluenza ai seggi è stata più consistente di quella per le regionali. Alle 22 aveva votato il 55.7 per cento degli elettori con un calo relativamente contenuto del 4,8 rispetto alle precedenti elezioni omologhe. In particolare, a Venezia ha volato il 51,71),’o (-4.2)r a Mantova il 51,9%(-8.7), a Macerata il 53,4 (-5,3), a Chieti il 55,1% (-8.6), a Lecco il il 56,7% (+3.1), a Lodi il 61.4% (-4.3). ad Andria il 59,7% (-3,7), a Matera il 57,59%) (-2.4)r a Vibo Valentia il 52,3 (-4.1).
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