
«Se così stanno le cose meglio rinviare». E’ mattina quando Silvio Berlusconi prende atto che è meglio spostare più in là la cena prevista in serata a Montecitorio con Gianfranco Fini e Umberto Bossi. I motivi ufficiali sono più d’uno ma tutti non proprio convincenti. «Avrei fatto tardi dopo la visita all’Aquila», ha sostenuto il Cavaliere. «Se si parla di regionali la cena va fatta dopo aver incontrato Casini», spiega Paolo Bonaiuti.
In realtà sul piatto della trattativa, che di fatto blocca ormai da settimane l’attività del governo e paralizza la maggioranza, non ci sono solo le elezioni regionali, ma anche il nodo delle riforme (a cominciare dalla giustizia) e il segnale sul fronte economico e fiscale che il premier intende dare prima delle vacanze di Natale.
L’irritazione di Berlusconi nei confronti degli alleati è fortissima e non solo perché Giulia Bongiorno e Roberto Calderoli hanno detto l’ennesimo ”no”, per conto di An e Lega, all’idea dell’avvocato Ghedini di accorciare i tempi della prescrizione. Resta sul piatto l’idea di proporre un emendamento nel primo provvedimento utile in modo da bloccare i processi Mills e diritti-tv, ma Berlusconi torna a ragionare in grande e permette al ministro Alfano di rilanciare la riforma della giustizia nella quale, eventualmente, inserire norme che lo sottraggano dalla grinfie della procura di Milano. «La riforma della giustizia è nel programma di governo» ricordavano ieri il leghista Brigandì e l’azzurro Stracquadanio, ma l’anticipo di calendario non va particolarmente a genio a Fini e Bossi. Il primo, da presidente della Camera, punta a coinvolgere sul tema l’opposizione. Il secondo ha sempre sostenuto che prima occorre dare attuazione al federalismo fiscale attraverso i decreti che però tardano ad arrivare. Il Cavaliere, dopo la bocciatura del lodo-Alfano, non molla e non vuole trascorrere il resto della legislatura ad invocare il ”legittimo-impedimento”.
Dopo quindici giorni di Arcore, il premier è arrivato a Roma particolarmente ”carico” e con un unico chiodo fisso: procedere quanto prima alla nomina di Letta a vicepremier. Non comprende quindi i dubbi degli alleati e continua a vedersi stretto nella morsa di coloro che da tempo ragionano sul ”dopo-Berlusconi”. Anche se tra coloro annovera anche Pier Ferdinando Casini, non c’è dubbio che domani il Cavaliere userà tutte le sue arti per convincere il leader centrista a rientrare nell’orbita del centrodestra in modo da poter ”spendere” il corteggiamento all’Udc in funzione anti-Lega e le offerte a Casini come argomento anti-Fini. Non solo, la sponda centrista serve anche al Cavaliere per trovare nuovi argomenti per tentare di fermare la candidatura del sottosegretario Cosentino in Campania.
Resta inalterata ed oggetto di confronto, anche la voglia del Cavaliere di poter dare quanto prima un segnale di vitalità del governo sul fronte economico. Magari prima di Natale. Scemata la possibilità di un consistente taglio dell’Irap, Berlusconi punta a trovare un settore nel quale gettare le poche risorse disponibili senza disperderle in mille e meno efficaci rivoli. L’idea di un intervento sui redditi dei lavoratori e delle famiglie (magari defiscalizzando le tredicesime), è uno degli obiettivi che però deve passare sotto le attente valutazioni del ministro Tremonti. Il rapporto con il superministro resta teso e da qualche giorno lo è diventato anche con la Lega (vedi gli affondi di ieri del ministro Maroni che sembra giocare di sponda con il Senatùr) che pretende due regioni, Veneto e Piemonte, e di conservare anche il ministero dell’Agricoltura.
Il Cavaliere, pur di spuntare un nuovo provvedimento sulla giustizia che lo metta al riparo dai processi in corso, è disponibile a dare due regioni alla Lega e due agli ex di An. Prima però vuole chiudere l’argomento-processi, altrimenti, continua a sostenere, «lo chiuderanno gli elettori». Nella testa del Cavaliere l’argomento delle elezioni anticipate resta ancora valido.
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